Succede che leggendo un saggio scritto quasi 90 anni fa trovi una dozzina di righe che sembrano descrivere Internet e le connessioni del web meglio di un manuale o di un sito contemporaneo.
Sentite qua [corsivo mio]:
“Poco più di un anno fa, i sivigliani seguivano ora per ora, nei loro giornali popolari, quello che stava accadendo ad alcuni uomini vicino al Polo: sopra il fondo ardente della campagna betica scivolavano dunque ghiacciai alla deriva. Ogni lembo di terra non è più chiuso nella sua area geometrica ma, per molti effetti vitali, opera negli altri angoli del pianeta.
Secondo il principio fisico che le cose hanno la loro sede laddove operano, riconosceremo oggi, a qualunque punto del globo, la più reale ubiquità. Questa prossimità di ciò che è lontano, questa presenza di ciò che è assente, ha aumentato in proporzione prodigiosa l’orizzonte di ogni vita.”
(José Ortega y Gasset, “La ribellione delle masse”, 1930)
Il dubbio che mi rimane è quello se l’orizzonte della vita sia stato effettivamente ampliato o se invece sia stato costretto a una semplice simulazione di fronte allo schermo.
Ammetto che il dubbio mi viene quando sto troppo tempo online, quando il fuori viene oscurato da una nebbia di link e rimandi così densi e pieni che mi verrebbe solo voglia di aprire la finestra per sentire qualcosa a me fisicamente vicino, anche fosse solo il mugolìo delle stelle.