Paolini e Polanyi

“Dopo l’abolizione della sfera politica democratica resta solo la vita economica; il capitalismo organizzato nei diversi settori dell’industria diventa l’intera società. Questa è la soluzione fascista”.
(Karl Polanyi, “The Essence of Fascism” )

“Ausmerzen” di Marco PaoliniHo appena finito di vedere “Ausmerzen” di Marco Paolini.
Vien da pensare alla crisi delle istituzioni liberali e alla “grande trasformazione” che queste subiscono negli anni trenta, al carico di orrore che generano come il mito dell’igiene e il piano freddamente elaborato per incasellare e poi sopprimere gli improduttivi, vite indegne di essere vissute. Per poi passare a tutti coloro che non rientrano sopra determinati parametri.

A chi crede che affrontare argomenti simili sia troppo apocalittico e impopolare lascio questa chiusa tratta da un film che dovrebbe essere comico e che forse non lo è.
Marina di Sopra, la cittadina in cui risiede Cetto La Qualunque, è gemellata con Weimar.

Occhi aperti, eh.

PslA 2010

[Prima di leggere potreste anche ascoltarvi questa – ché il post altro non è che come ho immaginato potesse continuare la storia raccontata dalla canzone degli Zen Circus]

“Sono a secco, ‘sto Natale. Dio,  fa che non stia così male.”
(Zen Circus, “Canzone di Natale”)

Eccomi qua, fuori dalla luce delle luminarie e dalle musichine del centro.
Sono quasi le cinque e dietro la stazione sembra di stare nella tasca di un vecchio: buio, puzzo di piscio stantìo, foglietti stropicciati e neanche dieci centesimi, neanche una caramellina di menta. Nelle mie di tasche invece ci sono venti euro e basta. Abdul al telefono m’ha già detto che non bastano. Sarà per questo che il sudore ghiaccio che m’inzuppa la schiena mi sembra aumenti a ogni passo. Da casa mia a qui me la son fatta tutta a piedi, scansando il corso e le strade più affollate. A avercelo ancora il motorino che m’avevano regalato i miei questa estate mi sarei risparmiato le facce della gente che esce dai cinema e dai locali. Tutto un gonfiore di spumante e di crostini, coi vestiti nuovi e le scarpe lucide che si vede l’hanno messe oggi la prima volta per far piacere a chi gliele ha regalate e sentirsi addosso un po’ d’aria di festa. L’unica cosa nuova che c’ho io sono questo paio di guanti che nonna non manca di farmi avere ogni venticinque di dicembre. Crisi o non crisi, la pensione e l’arteriosclerosi son sempre quelle e che gli vuoi dire a nonna? La ringrazi e cerchi il modo di utilizzarli al meglio.
Venti euro e un paio di guanti nuovi: forse a Abdul gli va bene lo stesso, mi son detto. Ma che cazzo vuoi, m’ha risposto un paio d’ore fa al telefono. Ci vogliono i soldi, tutti: trenta euro. Mentre lo aspetto m’immagino tutti i modi per convincerlo a farmi un po’ di sconto. Diobono, Abdul, è Natale. Ma lui è musulmano e giustamente gl’importa una sega. Continua a leggere…

Kinobit, la seconda visione

Cinque anni fa nacque come videoblog collettivo: ha dato le sue soddisfazioni, ha partecipato e fatto partecipare, ha diffuso, per quel che poteva, teorie e pratiche di mediattivismo; ha messo le mani in produzioni proprie, ha camminato da compagno di strada con altre realtà indipendenti della Internette nostrana e internazionale.
Oggi Kinobit rispunta dal suo sentiero interrotto in modalità mosaico (a partire dalla nuova grafica) sempre contando, come ha fatto fin dall’inizio, sulle segnalazioni, le condivisioni e le impressioni di tutti coloro che si riconosceranno nel suo stile, fatto di pochi fronzoli e immagini che siano le più franche possibili (Filmateci come siamo, senza trucco!) sia che si tratti di fiction, realtà e infrarealtà.

La verità sulle api

Ho stabilito, come massime cui ci si deve sempre attenere, che i poveri siano rigorosamente tenuti a lavorare, e che è prudenza alleviare i loro bisogni, ma follia eliminarli […]. La ricchezza più sicura consiste in una moltitudine di poveri laboriosi.
(B. de Mandeville, La favola delle api)

FIOM - Manifestazione nazionale - Roma, 16 ottobre 2010Working poors. Poveri che lavorano: le sue fila si ingrossano da trent’anni; decenni fatti di perdita di diritti e di sangue dal naso, di lustrini mass mediatici a coprire l’odore di ritorno all’antico, a prima del terribile e breve novecento.
La differenza, nei prossimi anni, sarà sempre più tra chi pensa e chi non pensa, tra chi avrà la pazienza e la forza di guardare in faccia il domani e i passi da intraprendere per renderlo migliore dell’oggi e chi continuerà a contorcersi per nervosa forza d’inerzia, rimuovendo dall’orizzonte qualsiasi traguardo se non quello del massimo profitto, hic et nunc.
Tra queste due opzioni è naturale che ci sia conflitto; solo che oggi il conflitto sociale è un corpo a corpo1, essendo compresso e innescato tra i singoli individui, molte volte ferocemente aizzati l’un contro l’altro da bisogni indotti e modelli di riferimento luccicanti e ingombranti come uno yacht a Porto Cervo. Il rischio è una moltitudine di poveri laboriosi pronta a scannarsi a vicenda per un tozzo di pane: non siamo ancora a questo, ma la scivolata è in atto da un bel po’ d’anni.
Il lavoro e il lavoratore si vogliono ridotti a una merce come tutto il resto: operai metalmeccanici e lavoratori della conoscenza2, studenti, ricercatori e insegnanti, partite IVA e freelance, precari e disoccupati: tutti nella stessa situazione, stavolta uniti e solidali.
Da sempre, coscientemente, sono uno di loro.

  1. questa è del sociologo Carbonai, ieri, via Skype []
  2. S. Bologna, Operai della conoscenza, alfabeta2 []

Fiumani, Bangs e le radici del punk

L’idea del corto era e rimane questa: lo stesso articolo di Lester Bangs 1 viene letto e brevemente commentato da autori e musicisti italiani che hanno avuto a che fare con il punk. Poi tutto il materiale video va montato per benino, come se fosse una voce sola e con delle canzoni a cucire i blocchi principali.

Uno tra questi autori, Federico Fiumani, mi fece il favore di prestarsi a leggerlo dopo il concerto che tenne al festival Liberi di Teramo quattro anni fa.
È forte Fiumani, e mi era piaciuto come lo aveva letto senza occhiali e prove precedenti, ancora accaldato dal palco e con un faretto che lo bruciava un po’ sul lato sinistro. Mi era piaciuto molto quando alla fine aveva aggiunto: “Personalmente diciamo che… Ora te dovresti girare[la videocamera] su di lei, no? E dire che che secondo te le radici del punk… Secondo me le radici del punk sono lei.”.

Qualche mese dopo avevo spedito la cassetta del concerto (e di questa lettura finale) a Fiumani tramite il mio amico Manuel Manwell Graziani per un dvd che sarebbe uscito nei mesi successivi.
Pochi giorni fa ho ritrovato quasi tre minuti di video su un canale di YouTube dedicato a Fiumani e ai Diaframma: sono stato molto contento di rivederlo e ringrazio l’utente che lo ha caricato e condiviso.
Anche per il motivo che la copia digitale del girato che avevo salvato sul mio vecchio computer è andata perduta e così magari riesco a recuperare una copia del Fiumani legge Bangs e tenerla buona per il corto che un giorno verrà.

  1. “Tutti alla ricerca delle radici | Le radici del punk, parte 1” in: “Deliri, desideri e distorsioni”, pag. 340 []

Oltre il limite di Wölflin

bladder_townLa postina che suona e mi lascia il libro di Alessandro è una delle rare situazioni riproducibili in natura che fanno oltrepassare il limite di Wölflin: credeteci, è bellissimo.

Ho incontrato Elzie, Violett Scarlett e il pericolosissimo ritorno di Edgar J. Tuna , i fratelli Jones, il morbo che spezzetta i cavalli; tutti ben posti nel collage western che Alberto Talami e Alessandro Lise nell’arco di tre anni hanno confezionato con massima cura: cactus dopo cactus, ombre lunghe reali nelle ottanta pagine di “Morte ai cavalli di Bladder Town!”.

Leggetene il primo capitolo online, procuratevene una copia e godete del formato, dei materiali e della sostanza. Che l’e-book sì, sarà una grandissima opportunità (e ci si crede) ma una graphic novel che sfogli, odori e afferri fa sempre il suo effettone.

“Sempre un godimento leggerti, Ale”
(Libro delle fratellanze, XI, 5)