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Archivio: Febbraio 03
Dove s'è parlato di:

February Stars e palabras y muerte, di Courtney Love e di una ragazza che mi fa stare benissimo, di cert punk nostrani e di scrittori malciki in esordio sul palcoscenico, degli anarchici e della pace, del dialogo primo tra Strel e Nik, della sintesi di GGG e di Warren Schimdt, delle inquadrature di Muccino e delle mie scarpe "grosse".


Scena 130
Int., dettaglio>> Le mie scarpe grosse>>28 febbraio 2003

Antropologicamente io sono un contadino.

Niente di meno.

C'avrei in potenza la passione e il vento dentro per alleggerirmi in apolide, ho sperato tante volte di vedermi disseminato per le strade d'Europa -l'Europa vecchia, "quella dei parapetti antichi" ma son cementato a questa terra toscana come il cancelletto del pollaio.

Ho rivisto da poco (giuro, Leonardo, che l'ho rivisto davvero -e forse per la decima volta...), "Il caso Martello": le Langhe e la loro materna e umida asperità, il cordone primordiale che si crea tra gli abitanti e l'ambiente m'han fatto ripensare al mio rapporto con la terra dove zampetto tutti i giorni.

Ora io non son certo Fenoglio -l'uniche cose che c'uniscono son le sigarette e il non aver mai terminato l'università, ma della terraccia mia toscana, che m'assilla e mi culla, vorrei scriverne un po' di più.

Con le scarpe grosse (pure se c'ho il 41) e il cervello sgombro dall'odio viscerale che per diversi anni ho provato per le mie contrade, dove mi son sbucciato i ginocchi e ho saltato gli argini, dove ho pisciato nei pelaghi e bevuto il vino nei ciglieri -e dove a un certo punto avrei raso al suolo tutto solo per non vedermi piccola comparsa innocua e imbavagliata, ci proverò.

Niente di più.


Scena 129
Int., dettaglio>> Contro la nostalgia >>27 febbraio 2003

A M.

"Per l'allegria è poco attrezzato il nostro pianeta
Bisogna strappare la gioia ai giorni venturi
In questa vita non è difficile morire
Vivere è di gran lunga più difficile"
(V. Majakovskij, "A Sergej Esenin")

Mettercela tutto in questo anche se la lotta può risultare impari e di ceffoni se ne pigliano senza bisogno di far la fila.

Però arrivare ad esser vecchio per sentirsi una gru abbandonata su un cantiere finito, con la ruggine che rode le fondamenta e i movimenti che squittiscono solo cigolii e disegnano traiettorie meccaniche e lente: no, questo non voglio che faccia per me.

Li conosco quei vecchi lì e mi troncano il fiato in petto.

E allora: attrezzarsi da subito per conquistare e bruciare due centimetri di gioia al giorno, senza che diventi mai l'unico carburante sgassato e sterile con cui riempire la propria vecchiaia.

E mai coltivare l'idea che delle felicità ci accorgiamo solo quando son passate; forse è buona per i reduci incalliti, i nostalgici, i piangitori di presunte e personalissime età dell'oro: tutta gente ferma, inchiodata, col cuore imbullonato nel passato e le gambe assurdamente nel presente - a guardarli meglio assomigliano più a delle giraffe che a degli esseri umani.


Scena 128
Int., ppp>> Blob of the blogs: ve lo regalo!!>>25 febbraio 2003

Ce la faccio mica più con questo figliolo qui: Blob of the Blogs, intendo.

Dopo nemmeno sei mesi di vita, m'ha preso la mano.
O forse l'ho viziato troppo.
Gli avevo promesso un sistema di commenti per Natale e ancora non ce l'ha, gli avevo detto che l'avrei messo su un server più stabile e invece niente, voleva delle statistiche professionali e c'ha sempre quelle free, vorrebbe un blob nuovo tutti i giorni e invece ci son giorni che ne arrivan sette e altri che non ne vede manco uno...

Insomma: fin da bimbetto m'ha dato delle belle soddisfazioni ma ora comincia ad avere delle pretese che io reggo mica più.

Tra l'altro il mio lavoro nella new economy è sempre precario (va di mesi in mesi) e io non c'ho sempre l'umore giusto per accudirlo come meriterebbe.

E allora, a malincuore e con giramento elicoidale dei coglioni:

io regalo Blob of the Blogs.

A chiunque possa garantirgli una vita dignitosa e allegra, senza che debba svendere il culo alle multinazionali (!) o che muoia di stenti arrancando dietro agli unique vistors che spariscono.

Gli interessati, se ce ne sono, possono contattarmi quando vogliono - chiedo solo di poterlo rivedere almeno un paio di giorni alla settimana -e magari sarà così cresciuto e diverso che manco mi riconoscerà più...

Che melodrammaticone che sono.


Scena 127
Int., cut to... >>
Ricordati di me >> 23 febbraio 2003

Girandola di cut per scene veloci con la macchina da presa piazzata nella posizione più intrigante.
Poi gli attori diretti e "usati" veramente bene: Bentivoglio è un grande, la Morante pure -anche se la fan stare troppo sopra le righe, Lavia è Lavia -quindi se vi piace bene, altrimenti cazzacci vostri, la Bellucci mostra delle bellissime rughe, una tantum.

Poi direttamente legato a 'sto stile registico (filmico, per abusare di termini intellettuali) c'è il succo: vite altrettanto veloci e sprazzi per pensare un po' a se' sempre triturati nel vortice morbido della media borghesia italiana che d'anime belle e di spiriti sinceri n'ha fatti fuori a migliaia.

Oggi sembra l'operazione gli risulti ancor più facile: ché le diciasettenni o son prese dall'etica altrettanto fulminea del "tette e culi" o son immerse in problematiche lontane, magari anche sincere, che se non sai cos'è l'infibulazione e quali sono i cibi multinazionali da boicottare, sei un cretino, i padri lasciano il lavoro con vent'anni di ritardo e le madri scappano nel teatro, senza farsi rivoluzionare la vita.

Vita che ti pare non serva ad altro che a chiedere conferme. Perchè il benessere ti svuota e t'indebolisce; certo ti pone al riparo della fame e dell'incazzature materiali, ma come rovescio della medaglia c'ha il fatto che ti scava dall'interno e ti demolisce giorno per giorno.

La passione scema progressivamente mentre si colma la misura del già visto: le persone che abbiamo intorno diventan semplici e abitudinarie come i personaggi d'uno spot pubblicitario -che se ne hai voglia basta spenger la tv e te li togli dai coglioni.

Salvo capire che non siamo dentro uno spot; e l'inganno mirabile, la rivincita di Muccino sta proprio nell'usare gli stilemi e le tecniche di questi mezzi per mostrarcene, sottilmente, il lato pericoloso.

Provocatoriamente: se poi un giorno girasse un film in bianco e nero, con la macchina fissa e gl'attori a recitazione minimalista, - senza risultar palloso!, avremmo scoperto un genio.

Ad oggi è un artista che muove delle critiche dall'interno, usando intelligentemente -c'è chi dice furbescamente, i mezzi che il sistema cinema italiano e internazionale gli offre.

Solo che il pericolo e la messa in gioco totale hanno anche bisogno d'una loro estetica.


Scena 126
Int., piano americano >>
Me ves y sufres >> 20 febbraio 2003

In letteratura, se penso ai bimbi che stanno male, mi vengono in mente le privazioni e le stanzucce raccontate da Dostoevskij, le percosse stigmatizzate da Tolstoj, le starvations primo-industriali di Dickens, le denutrizioni gridate da Zola.

Edward Bunker poi ce l'ha come chiodo fisso, nella sua produzione letteraria e pure in testa, che un'infanzia o un'adolescenza crudele diventa insopportobile e invedibile. E la società, prima o poi, di 'ste ingiustizia qui ne paga il fio, con conseguenze terribili per tutti.

" Vernon God Little" è un libro terribile per questo: scritto da un autore giovanissimo, DBC Pierre, mostra, senza troppi scrupoli, come le privazioni che un tempo partivano da ristrettezze economiche e materiali, adesso si sian fatte più sottili e bastarde.

Ma riconoscibilissime: pure quando son sotto l'egida stars&stripes dello stato più potente del mondo: surreale nella sua plastica e cibi grassissimi, diete punti, dirette televisive nelle aule di giustizia.

Dov'anche i bimbi son trattati come segmenti di mercato e il Grande Fratello c'ha la la faccia a culo d'entrare nel braccio della morte d'un penitenziario -chè poi mica tutti si chiaman Vernon Piccolo Dio.

Merdaskifa: a me l'Amerika, vista così, mi fa mica niente bene.


Scena 125
Int., piano americano >>
aruotalibera >> 18 febbraio 2003

Mica era "aruotalibera" il titolo di questo post.
Macchè.
Volevo parlare di "Morte a credito" di Céline.
Invece leggo una mail arrivata oggi e... merdaschifa!
E' tornato Stefano di Aruotalibera...!! Era dal 14 di novembre... Cazzo, son contento!!

E così ti dico, Stefano: "A proposito di Schmidt" ci dice poco di nuovo, è vero.
Ma c'ha il pregio di non sparare morali certe e non ha finali risolutivi o pienamente consolatorii: il vecchio Warren rimane quel che è stato e forse non c'è più tempo per recuperare...

Poi c'è 'sta vaga analogia proprio coll'incipit di "Morte a credito":

"Eccoci qui, ancora soli. C'è un'inerzia, in tutto questo, una pesantezza, una tristezza... Fra poco sarò vecchio. E la sarà finita, una buona volta. Gente n'è venuta tanta, in camera mia. Tutti han detto qualcosa. Mica m'han detto gran che. Se ne sono andati. Si son fatti vecchi, miserabili e torpidi, ciascuno in un suo cantuccio di mondo."
(Louis-Ferdinand Céline, "Mort à crédit", 1936).

Sapere che siamo destinati a quei cantucci lì: saperlo in tempo e dormire poco e inventarsi continuamente dei significati, confidando nell'estremismo dei propri sentimenti. Schifando l'aridità e le mezze misure.

Come hai ribadito anche tu, ritornando.
Welcome back, bro!


Scena 124
Int., ppp >>
A proposito di Schmidt >> 17 febbraio 2003

Caro Ndugu,
meno male che 'sto film non l'ho visto da solo.
Ci sarei stato male.
Chè ce l'avevo, sai, l'abitudine d'andarmene da solo al cinema: da quando ero all'università e vidi solo soletto "Ladri di biciclette" -e quando uscii fuori avrei regalato fino alle mutande per tutti i diseredati della terra.
Ma 'sto film qua sarebbe stata dura.
Che quando la vecchia piccola borghesia arriva al capolinea, anche se ha le ciglia diaboliche di Jack Nicholson, è dura per tutti.
Così si cerca qualcosa dentro per dire "Cazzo, a me non deve capitare!" o si cerca qualcosa indietro per ribattere "Io ho già fatto delle gran cose", comunque si cerca, si cerca.

Per capire, magari, che quello che cercavo, ce l'avevo seduta accanto.

un abbraccio, Ndugu,
sinceramente,
*strelnik


Scena 123
Int., piano lungo >>
Superato >> 16 febbraio 2003

Non credo nella guerra e nella violenza, credo che

"fino a che vi sarà un privilegiato che appoggia il privilegio colla forza brutale, stiano pur sicuri gli uomini di guerra, che noi non faremo la pace" (Errico Malatesta).

Sarà che sono un uomo (del) passato.
Superato.
Fottuto.
Impestato.
Che all'Umanità gli vuole ancora bene.


Scena 122
Int., piano lungo >>
angeli neri >> 15 febbraio 2003

"amo la democrazia.. dio se la amo. la piu' grottesca farsa mai orchestrata..."
mik

"Per le vittime tutte invendicate
là nel fragor dell'epico rimbombo
compenseremo sulle barricate
piombo su piombo"

Per queste parole, Luigi Molinari, anarchico di Mantova, fu condannato a 23 anni di galera.
Nel 1894.
Oggi no.
Oggi si vuol (quasi) tutti la pace.
Anch'io la voglio ma dipende di che tipo.
Che magari la mia pace a qualcun altro gli fa schifo.
Come ci son delle paci che a molti non solo fanno schifo ma li fanno anche morir di fame.


Scena 121
Int., campo/controcampo>>
Inventario d'esistenza>> 13 febbraio 2003

altrimenti detto: "Dialogo primo tra Strel e Nik"

Che c'ho da dare io?
Proprio così:
che gli lascio oggi
a qualcuno che s'imbatte
in queste spalle da residuato pacifista dell'anno settanta?

Crudelmente -all'Artaud
che gl'offro
al giorno dopo
o alle genti che conosco ?

Bisogna che ci pensi
e
mi frughi dentro,
-com'un inventario,
quando si chiudon le porte
e si dice:
vedrete che dopo si troverà tutto meglio.

Così eccomi lì solo,
con l'alter ego mio, sempre ligio e rigoroso -e merdina lui,
-si riconosce anche perchè parla in corsivo quel pignolo di Nik,
a inventariare, enumerando le qualità intrinseche che posso vantare coi contemporanei:

Nik: vai con la prima
Strel: son ancora vivo
Nik: almeno fin qui..., vabbè: uno
Strel: son sano
Nik: mah... comunque, siamo a due
Strel: son riposato
Nik: ti credo...tre...
Strel: son preparato
Nik: sì, al peggio; comunque son quattro
Strel: son determinato
Nik: cinque
Strel: son determinato,
Nik: già detto
Strel: son sensibile
Nik: ...va bene...basta che non ti metti a piangere
Strel: son ricco
Nik: ma vaffanculo!
Strel: scherzavo...
Nik: cazzo c'avrai da scherzare ?
Strel: son sincero
Nik: eeeh, sennò che facciamo a prenderci per il culo da soli ?
Strel: son web-designer e un po' copy...
Nik: e un po' stronzo. Però va bene, forza, andiamo avanti...
Strel: son blogger
Nik: stiamo già raschiando il barile...?
Strel: son... uuuhm...
Nik: e dai, che non siamo nemmeno a dieci...
Strel: son anarchico
Nik: o non eri comunista?
Strel: son dei Gemelli
Nik: e sei anche cretino! Ma guarda te che socio c'ho...
Strel: ....
Nick: oooh! Poi?
Strel: ah, son contento
Nik: ....cosaaa??
Strel: son contento!
Nik: ma... sei sicuro?
Strel: son proprio contento!
Nik: ma di che?
Strel: che... son.. perchè...forse...
Nik: porcamiseria, ho capito...


Scena 120
Int. giorno, dettaglio>>
Smistamenti >> 11 febbraio 2003

Lo vivo un po' come una nemesi il fatto che io c'abbia sempre avuto poca capacità di sintesi e che, allo stesso tempo, m'attiri quasi sempre poco chi, nei discorsi come nelle parole scritte, usa dei "riccioloni" alla Shakespeare per dirti che una maglia è rossa...

Poi leggo Giuseppe Granieri.
E lui ce l'ha 'sta maledetta capacità di sintesi: lucida e organizzata come il lay-out di Cesare, coinvolgente e acuta come la contaminazioni linguistiche d'Arkangel, pacata e coraggiosa come le cronache di Leonardo, sentita e ficcante come i post di Sonech'ka.

Volevo mica fare il citatore pazzo o trasformare 'sto blog in linklog: era la semplice e sincera dimostrazione d'un assunto in cui credo fermamente: lo smistamento d'attenzione generato dai blog, via link.

Io, quando leggo qualcosa che mi piace, son davvero contento -e m'importa una sega della competizione, se posso dire a qualcun altro: "Guarda, dacci un'occhiata a 'sta cosa qui chè, secondo me, merita".
Forse per sublimare le mie inconscie velleità di produttore o talent-scout, forse per slancio d'empatia, forse per "generare connessioni" - per citare ancora Granieri.
O per sentirmi meno solo.
Sicuramente non per mercato - di quattrini o unique visitors che siano.

Qui G.G.G*. ce lo spiega benissimo.

*Giuseppe "Guru" Granieri ;-)


Scena 119
Int. notte, primo piano>>
Million Dollar Decay>> 9 febbraio 2003

Un abbraccio fraterno e vicinissimo, hermano Arsenio.
Chè son un cinghiale sentimentale e certe dediche mica le scordo più, io.

Million Dollar Decay.
(canzoni
beat
e storielle
sulla fine
di un mondo)

canzoni _ dK
storielle _ arsenio bravuomo

La prima c'era iersera e l'ho persa come un coglione atterrato.


Scena 118
Int. notte, steady-cam>>
ci son punk e punk >> 8 febbraio 2003


L'azione gratuita, non programmata -diresti nichilistica, fottendosene molto dell'audience, del target, delle conseguenze e della pecunia che t'arriva in tasca, rischiando tutto in prima persona, senza sconti e paraventi davanti - che uno potrebbe benissimo prendere e sputarti addosso empaticamante:

questo lo considero punk.

E non è punk Courtney Love che si fa fotografare da Q per dei dollari sonanti e c'ha 'sta faccia da martire, pure delle belle tette, ma di punk c'ha veramente poco, a meno d'applicare il vecchio adagio del "mungi il sistema con tutti i mezzi".

Invece: punk è il mio amico Lucianino che, una settimana fa, s'alza tranquillo dalla sedia del pub, s'appoggia per tre-secondi-tre al bancone e poi, senza preavvisi e senza registi patinati a immortalare le strade di Londra arancioni e finto-tristi che sembran riprese da Antonioni, prende e inizia a spogliarsi in una domenica sera toscana tranquilla e all'apparenza provinciale.

E per l'esibizionismo punk a Lucianino gli basta l'occhio d'una semplice videocamera digitale che mai imporrà quell'immagini lì ai rotocalchi e ai magazines su cui gli stilisti e i cool-hunter imbastiranno le sfilate del prossimo inverno.

Si sfila le mutande e straccia la maglietta, cade in terra e si riveste tranquillo.
E' stato bene perchè voleva solo farlo, anche col rischio che nel pub entrasse qualcuno tipo i carabinieri o che dalla porta a vetri un passante lo vedesse (che eran solo le undici di sera).

Alla faccia del punk patinato e girato con tutti i grandangoli e i ceroni possibili in locations più famose, anche se la protagonista è la vedova Cobain, in cerca di quattrini o d'advertising per il prossimo disco.

Lucianino gli ributterebbe volentieri addosso tutte le bevute che, negli anni passati, ha ingurgitato brindando al povero Kurt.

E la chiudo col saluto fraterno ai due guerrilleri heroici: quello alemanno e disegnatore in dirittura d'arrivo sull'Urbe che dovrà cambiere il suo anno di fondazione e quello malciko e scrittore in attesa di salir sul palco stasera a Turin a stordire e commuovere di parole il pubblico che l'ascolterà.
Io purtroppo oggi rimango a casa.


Scena 117
Est. giorno, zoom all'indietro >>
don't look back in anger >> 7 febbraio 2003

Guardarsi un po' indietro
sì, facile farlo adesso,
ma lo faccio lo stesso
tanto c'ho un'immagine sola:
ma rappresentativa,
simbolica e topica,
ferma e nitida,
sacrale e terragna,
iconica, insomma, di quando stavo male:
poco romantica, v'avverto,
già dall'ambientazione
ché è nel bagno di casa mia
in maglietta nera e mutande -nere anche loro,
scarpe da tennis bianche e blu ai piedi -calzini no
seduto sul gradino della vasca a gambe stese e caviglie incrociate,
più braccia conserte,
(equilibrio da riconquistare ogni tre secondi)
con fuori il settembre duemilaeuno bastardo a rimaner settembre duemilaeuno così tanto tempo,
"Tutti gli uomini sono mortali" cominciato e abbandonato dieci volte in due giorni,
E "Preghiera in gennaio" di Fabrizio De Andrè.

Una canzone triste ma bellissima.
Che nei mesi dopo m'ero accorto (e mi ci incazzavo) d'avere ascoltato troppo in quel settembre lì -che bastava la risentissi, mi pareva di riesser seminudo in bagno a cercare una via d'uscita da quell'estate-puta che non voleva finire.

Passato: che ora la riascolto con godimento anche tre volte di seguito e in bagno ci vado solo a fare la pipì.


Scena 116
Int. giorno, ppp >>
strictly confidential >> 6 febbraio 2003


M. è una ragazza che mi piace proprio.
E' una persona che mi fa stare bene.
Gliel'ho già detto ma ora mi piace di più.
E se, magari, legge 'sta cosa qui, gli ho risparmiato un panegirico per ridirglielo.

A volte penso mi piacerebbe scrivere sempre così.
O stare così.


Scena 115
Int. giorno, ppp >>
tossica_mente >> 5 febbraio 2003

"Permettetevi di farvi presente che la tecnica d'intossicazione cerebrale della pubblicità, pur essendo stata inventata dall'americano Albert Davis Lasker nel 1899, è stata poi sviluppata con grande efficacia da un certo Joseph Goebbels negli anni trenta, allo scopo di convincere il popolo tedesco a sterminare gli ebrei. Goebbels fu un eccellente copywriter.[...]
Tenetelo a mente: con la pubblicità non si scherza"
(Frédéric Beigbeder "Lire 26.900", Feltrinelli)

Courtney Love ingoia Vicodin come noccioline. E si fa d'altre robette -direttamente in vena, però.
A Los Angeles ci sarebbe 'sto medico -potrebb'essere davvero una di quelle figure falsamente secondarie d'un romanzo di Chandler, che gli prescriverebbe senza tanti scrupoli tutta la farmacopea tossica di cui la cantante ha bisogno.

Che male c'è?
Ok, il dottore potrebbe guadagnarci dei soldi al nero alla dottor Dobermann -di degregoriana memoria, e la presunta sovrabbaondanza di "prescribed narcotics" potrebbe averci qualcosa di deontologicamente scorretto dietro -il California Medical Board sta investigando su questo; infine, semplificando parecchio, ci sarebbe anche che i poveri cristi squattrinati che son stati mai su una copertina di Rolling Stone, 'ste ricettine qui se le sognano e si sfondano d'altre schifezze.
Ma ognuno c'ha le sue, di addictions.
La coscienza della propria dipendenza può essere determinante, specialmente quando il Servizio Sanitario Nazionale è allegramente surrogato dalla televisione.
Che poi ci ringrazia pure d'essere dei "tossici": avete presente l'ometto col sacchettino giallo, rincretinito da una folla di gente che lo saluta con "Grazie", perchè ha fatto la spesa alla mamma?
Prima o poi, ce lo ritroveremo a far da testimonial negli spot "sociali" della RAI per San Patrignano.

Lo so, lo so : fin troppo facile e pseudo-alternativo fare 'sti discorsetti, ma lavoro mica alla Young & Rubicam, io.


Scena 114
Int. giorno, piano lungo>>
chimica_mente >> 4 febbraio 2003

"Su questa carta geografica ipotalamica, segnali chimici colorano di tinte diverse ciascuno di questi "dipartimenti" ben delimitati gli uni rispetto agli altri. Il più delle volte questi segnali sono peptidi: bere con l'angiotensina II, mangiare con la colecistochinina, fare l'amore con l'ormone LHRH.
Questi gruppetti di neuroni ben etichettati chimicamente regolano un insieme di funzioni la cui importanza è tale che li si definisce talvolta "vitali".
L'uomo, come il ratto, consacra una parte essenziale del proprio tempo (quando non dorme) a bere, mangiare, fare l'amore...
Una sola cellula, la cellula di Mauthner, permette al pesce di sfuggire i suoi predatori.
Poche migliaia di neuroni, in un punto preciso dell'ipotalamo, decidono dell'equilibrio energetico dell'uomo e della perpetuazione della specie."
( Jean-Pierre Changeux, "L'uomo neuronale" )

Madonna!! Tutto affidato a questo drappello di neuroni bastardissimi che ci tengon lì a dire: ho fame/non ho fame, ho sete/non ho sete, scopo/non scopo.
Alla faccia della democrazia.
E il cuore che si fa un mazzo così per mandarmi a zonzo il sangue ?
Lo stomaco -che gli appioppai una gastrite che c'avevo nemmeno vent'anni ?
E i polmoni ? Che, come minimo, la Philip Morris dovrebbe intitolargli una strada?
Fegato e reni manco li nomino che non vanno in ferie dal 1987.
E poi, povero disgraziato, il pipi - sì, insomma l'uccello: una vita di stenti, solo in casa, fuori due secondi per pisciare, due carezze quando ne ho voglia - che invece del cazzo a volte mi pare d'averci il cane.

Un casino di lavoro come questo e poi tutto nelle mani di 'sti dittatorelli chimici.
Porcaputtanaschifosa! E poi qualcuno c'ha il coraggio di dire che non potremmo estinguerci come i dinosauri ?


Scena 113
Int. giorno, piano lungo>>
o palabras o muerte>> 4 febbraio 2003>>

Le parole -quando sono, son gibbose e piene di curve, insenature, dirupi improvvisi, declivi e falsi piani e salite da fiatoni:
sennò servono a niente e son flatus -venticello appena, che le distingui da un rutto solo perchè senza manco il retrogusto gastrico.
Sanno infilarsi negli interstizi e se son parole scritte, riempiono i vuoti che manco scopare, aver dei figli o l'alcool nelle vene riempion di più.
Occhio: si tratta mica di "scrivere bene" - chè la scuola è finita da un pezzo.
E' sopravvivenza allo stato puro - addiction chè senza crepi, pedate in culo alla banalità e esaltazione dei banali quotidiani.

O si fa letteratura o si muore - senza bisogno d'esser pubblicati, come m'ha scritto Ars.

Budella fuori e sacro furore, sensibilità violenta, lucida percezione: m'importa una sega se un pezzo del genere non lo troverò mai in libreria. Chiamatela letteratura vandala, chiamatela come cazzo vi pare, prima però leggetela: il post del 29 gennaio su Idontcare! " Sul sentimento di umanità".

O si fa letteratura o si muore; non c'è bisogno d'essere agnelli.


Scena 112
Est. notte , panoramica dall'alto >>
February Stars >> 2 febbraio 2003&

Per Giorgia "Mu", come fosse un abbraccio.

s'ha da tener duro
e allora resisti
proprio lì
dove sei adesso
in posti che c'appartengono
pure a noi
fossero intangibili come i blog
Hanging on
Here until I'm gone
Right where I belong
Just hanging on
Anche se ti abbiam vista
andare e venire
ora
dovresti proprio rubarci la scena
sai, ce lo aspettiamo e lo vogliamo
Even though
I watched you come and go
How was I to know
You'd steal the show

sì, c'è un giorno
quando vorrai
scommettere tutto
di nuovo
figurati che staremo lì
a puntare tutto come te
One day I'll have enough to gamble
I'll wait to hear your final call,
and bet it all

però tieni duro
resisti ancora
proprio dove sei adesso

anche se ce ne andiamo
per un po'
anche se starai
un po' da sola
con te
chissaddove poi
- buffo a dirsi
forse cattivo
ma serve e sana l'anima
Hanging on
Here until I'm gone
Right where I belong
Just hanging on
Even though
I pass this time alone
Somewhere so unknown
It heals the soul

E anche se ci chiedessi dei muri
prepotenti
e alti da scavalcare
sai che si starebbe
del tempo
sotto a quell'ombre lunghe
ma non basterebbe mica
che si sa bene
-dio, se lo sappiamo
You ask for walls I'll build them higher
We'll lie in shadows of them all
I'd stand but they're much too tall
And i fall
che son son soltanto
come le stelle di febbraio
tracce temporanee
in ammollo
nero
stelle e febbraio insieme
che ti parranno
scie
quasi sfuggenti
nel sole di dopo,
quando
ti sembreranno
- cristo, sarà maledizione?
pure belle
dov'hai galleggiato
oggi
e ci sarebbe da urlarlo con dolcezza:
tu, stella fuggitiva in febbraio
February Stars
Floating in the dark
Temporary scars
February Stars.

Gli estratti in corsivo sono dei Foo Fighters: "February Stars".


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