Miroslava, PBD

Voi smette di dire che realismo socialista di Est è “ragazza incontra trattore”!
Come se è facile trovare trattore sentimentalmente scapolo!
[Miroslava]

miroslava_PBDMiroslava di Piccola Berlino Democratica scrive poesie su trebbiatrici e lettere a caro amico di penna Manuel, ama righe colorate, tramonti e arcobaleni doppi. Anche sua piattaforma di blog ha tempi di PBD, spesso cugino Splinder collide in schermo blu, ma pubblica e niente pagare. Scritti di Miroslava sono più di arguti DDR-Witze, sua lingua batte dove sole sorge anche ora in 1985. Voi mai bevuto liquore artigianalmente distillato marca “Samogòn”, ascoltato prodigiosa storia di Trevino Rezovič, praticato grandi sport di PBD, apprezzato punto di rugiada? Voi legge Miroslava subito.

Il post sotto l’Albero 2009

Mi piace perché è una piccola tradizione; quando è nato un blog lo avevamo in cento, adesso siamo ancora in cento perché tutti gli altri sono passati ai socialcosi. Siamo quelli che scrivono più di 140 caratteri, e sembriamo una setta di massoni ottocenteschi: insomma, siamo diventati vintage in sei anni. (Sir Squonk, “And… we’re back! (PslA strikes again, 2009 version: “Hop Hop Hop”)

Ha ragione, Sir, i blogger sono tra i pochi a essere stati vintage fin dalla nascita.
Le bollicine del nuovo mercato erano scoppiate da poco, centinaia di dot-com erano diventate fantasmi da un giorno all’altro e Splinder era ancora una directory/motore di ricerca (si chiamava Bloggando) con un centinaio scarso di blogger indicizzati. Dedicarsi alla scrittura negli anni in cui si esaltava la multimedialità, scegliere la parola scritta, sia pure a monitor, per tenere viva e rinverdire una tradizione antiquata come quella del diario personale, farlo in maniera gratuita e spesso guascona: tutte cose che già sei, sette anni fa potevano puzzare d’antan. Oggi la lunghezza (!) e la fissità (!!) di un post sembrano scalfiti nella pietra se paragonati al flusso e al rumore di fondo dei socialcosi in ascesa. Figuriamoci la fossilità di un .pdf, la sua staticità impaginata, il suo trovarsi allo stesso url, anno dopo anno, come una piccola tradizione: il Post sotto l’Albero 2009, grazie ancora Sir.

[Il mio contributo si chiama “Il Natale n.55 di Madama Vertebra”: vi incollo l’attacco qui sotto, il seguito lo trovate a pagina 56 della raccolta]

“Da quando la città era stata fortificata Madama Vertebra e suo marito abitavano accanto alla cinta muraria.

Cinque anni prima la casa era stata affiancata dal muro massiccio che gli avevano costruito a ridosso nell’operazione “Strengthening limits – III”. Le lastre di cemento avevano superato in altezza le tegole del tetto. Madama Vertebra apriva la finestra e si trovava a un metro dal grigio avariato della Parete Sud, settore B17. Attraverso una feritoia che quasi coincideva con l’ampiezza del finestrino accanto alla doccia, poteva scorgere cosa fosse il cielo oltre la città in cui era nata. Quando richiudeva le imposte, specchiandosi di sfuggita mentre ricaricava l’acqua, gli pigliava un po’ d’uggia e si immusoniva. Pensava che in vita sua non aveva visto nient’altro se non le strade e le case del suo cerchio di città e gli veniva come un giramento di testa. Una cosa a metà tra la paura e l’ebetudine. Madama Vertebra usciva dal bagno, scendeva nell’orto e si metteva a strappare via le erbacce, pensando a come mettere insieme la cena. Aveva cinquantacinque anni, una gamba claudicante, un figlio grande e una casa a ridosso di un muro enorme, calcinato dal sole e maledetto da chi lo guardava da fuori.”

Going to Ferrara

A24 come le carrozzabili del far west stamattina: tra Pedaso e Grottammare tre macchine attendono in un’area di sosta un furgone portavalori. Gli occupanti sono armati. Una macchina della polizia gli si avvicina e quelli sgommano via lasciandosi dietro raffiche di mitraglia. Poi abbandonano le tre auto e le incendiano. Il traffico viene bloccato per diverse ore: quando riusciamo a passare noi – verso mezzogiorno – la coda verso Bologna è già scemata abbastanza, mentre nella direzione opposta la sequenza di mezzi fermi è ancora chilometrica.

Inizio rocambolesco, poi tutto liscio fino a destinazione. Ferrara, città delle biciclette – “dei ciclisti” nella versione inglese – ci appare subito bella verde, con le mura rosse e un complesso industriale, appena usciti dall’autostrada, che potrebbe essere la centrale elettrica del Vasco Brondi di qua e che stasera suona dopo cena.

Ora s’entra nei meandri del festival per vedere l’effetto che fa.

Internazionale, futuro festival

Post doppiamente “internazionale”.

Primo: perché viene scritto da Praga, in mezzo al nostro viaggio europeo (dopo le tappe del festival del cinema veneziano e quella viennese);
secondo: perché sono davvero molto contento d’essere tra la ventina di blogger accreditati per scrivere del festival di Internazionale che si terrà a Ferrara agli inizi d’ottobre.
Sarà un’ottima occasione per raccontare, intervistare e “reportare” (sia sul blog sia sui social-cosi 2.0) quel che si vedrà e si ascolterà dalle parti della città delle biciclette dalla viva voce dei protagonisti.
Intanto domattina si parte per Berlino, una delle città “internazionali” per eccellenza (credo e spero).

Nietzsche appiccia Hegel

[Pubblicato la prima volta il 14 novembre 2005 su e per Unità di crisi]

Per J.G. Ballard, oggi

“This morning I woke up in a curfew; O god, I was a prisoner, too – yeah! – Could not recognize the faces standing over me – They were all dressed in uniforms of brutality” (1)

pensa a queste masse in slittamento continuo – masse di uomini e donne, giovani – bambini con tutto il diritto di esserlo – razza umana in formazione e in credito da secoli col pianeta – una moltitudine vigorosa – bastonata dai governi locali e internazionali – stessi poteri e sottopoteri marci per alleanze economiche e inginocchiati a gerarchie politiche funzionali al sistema di produzione che li tiene al guinzaglio – ora puoi vederli meglio questi popoli di individui in movimento – stanchi di i wanna be your dog senza averlo deciso da soli – in fuga dalle costrizioni che hanno dovuto subire – fin dall’attimo in cui gli è stato appioppata la responsabilità e l’orgoglio di un corpo da far esistere nelle condizioni più dignitose possibili – ovvio che si spostino – ovvio che cerchino di vivere meglio – lo faresti anche tu

a una settimana dalle prime scaramucce i bilanci degli scontri avvenuti in una dozzina di comuni a nord di parigi sono senza precedenti – centinaia le automobili date alle fiamme, decine e decine le persone arrestate e quelle ferite, tra giovani ed agenti di polizia – il telefono senza fili e l’emulazione di scene continuamente diffuse dalle televisioni hanno progressivamente esteso il campo di battaglia ai comuni limitrofi di clichy-sous-bois – ma anche nelle cinture metropolitane a nord est di parigi, nei popolosi sobborghi della seine-s. denis – la parola d’ordine è «vendetta» (2)

la borghesia in piena ascesa se li trovò di fronte la prima volta trecent’anni fa – s’impaurì parecchio e s’inventò un sistema nuovo per tenere a bada milioni di vagabondi e sradicati – guardali, i primi disoccupati europei – lumpenproletariat obbligato a spostarsi per scansare la fame e una sotto-esistenza quasi belluina – in somma si panicò la nuova classe dominante – s’inventò il carcere – t’imprigiono il corpo per controllare la tua volontà – compelle intrare in salsa post- illuminista – do you remember i primi passi del lavoro salariato? – la ricchezza umana ridotta alla sua forma più astratta e stupida – ideologia del lavoro coatto da imporre anche e soprattutto con la privazione della libertà personale – sottrazione fisica del tempo di vita – galera e manicomio a braccetto continuo – o lavori o ti sbatto dentro, se mi passi la rozzata

romano prodi invita a non sottovalutare quanto sta succedendo nelle banlieues parigine – “non crediamo di essere così diversi da parigi, è solo questione di tempo – abbiamo le peggiori periferie d’europa” – ha detto il leader dell’Unione affrontando il tema delle città alla fabbrica del programma di bologna. – “le nostre periferie sono una tragedia umana e se non facciamo interventi seri, sul piano sociale e con l’edilizia, avremo tante parigi – ci sono condizioni di vita pessime e infelicità anche dove sono tutti italiani”. (3)

se hai lo stomaco di seguire questa scia di merda arrivi dritto e impestato agl’attivissimi centri di permanenza temporanea – ipocriti fin nell’acronimo – ridicoli nella speranza di riuscire a risolvere la questione – che è questione di fame – fame di pane e di sogni – pane e sogni – sogni e pane – quello che un sistema sociale sano dovrebbe produrre, rielaborando e distribuendo equamente la ricchezza di coloro che vi aderiscono – pensa a queste masse che si spostano per mangiare e sognare e si ritrovano costrette in una bara già al primo risveglio – pensa alle case dove si ritrovano a vivere e alla vita nei quartieri dove s’arrangiano – pensa che serbatoio di rivolta sarebbero certi rioni di napoli senza la televisione e la camorra a tenerli a bada – pensa a una bara – l’ultima spiaggia delle istituzioni totali – pensa a come viene usata la televisione – pensa al telecomando della bara

quasi 900 veicoli bruciati e 250 persone arrestate – è il bilancio dell’ultima notte di violenze nei sobborghi parigini – la nona consecutiva e la più tragica dall’inizio degli scontri tra i giovani delle banlieues e polizia – questa mattina le forze dell’ordine hanno elencato i numeri, spaventosi – 900 veicoli incendiati e 253 persone arrestate per incendio doloso e danni alla proprietà – fermato anche un bambino di dieci anni trovato in possesso di una molotov (4)

sbarrate la strada a qualcuno che pensava d’avere un futuro migliore – aprirete un’avenida da intitolare alla rivoluzione – lo dice dahrendorf – un liberale, mica l’acme collective – inondate le strade d’eroina e di superenalotto – preparatevi a correre quando qualcuno verrà a chiedervi il premio finale – trattateli come bambini cattivi – otterrete degli adulti peggiori – per tutti – riappropriarsi delle strade attraverso la distruzione – la letteratura riesumi il suvarin di germinal – la politica esca dai palazzi e si pari la testa per cominciare

un giorno giovanni e un collega francese che si preoccupava delle sorti dell’Italia disse tout se tient en Italie sì ma per quanto tempo per sempre così dicendo giovanni era sera in un ristorante di piazza santa maria in trastevere a roma tra luci lampi e scintillii di oro. si è sentito un urlo levarsi dalla piazza i primi sassi si sono incrociati con i primi candelotti lacrimogeni le due parti sono entrate in contatto con una furia paurosa in un mulinare di calci di moschetto e di manganelli con il sinistro accompagnamento degli scoppi dei candelotti lacrimogeni e di quelli soffocati delle bottiglie incendiarie. solo ora posso capire pienamente e talvolta con amarezza che cosa significhi vivere la sporca guerra come adesso la gente chiama quella che prima era soltanto la nostra guerra (5)

poi non brucia parigi- tutte le sere bruciano le periferie di parigi – una dottrina monroe per ogni ban-lieu – la nottola di hegel affumicata dalle automobili in fiamme – che spinoza se lo inculi per l’eternità – perché il vento soffia per spinoza anche se nessuno lo sa – e non lo deve sapere – se il male è il prezzo da pagare per la libertà se ne va affanculo ogni teodicea

questi ragazzi considerano che gli avvenimenti di questi giorni finiranno “a natale” o prima – “come al solito i politici faranno qualcosa, perché in fondo siamo noi a votare – non possono stringere troppo la morsa” – e poi tutto continuerà come prima – “non è il seguito di quello che hanno vissuto i nostri genitori, in silenzio, per raccattare dei soldi? – nabil filosofeggia e dà un’immagine interessante – “ci sarebbe bisogno di uno psicologo in ogni strada di banlieu, perché nessuno sa più dov’è, ognuno parte in una direzione diversa” – e nessuno sa cosa c’è in fondo alla direzione presa” – aggiunge un altro. (6)

a parigi sarkozy – a bologna non c’è più zangheri – se è per questo nemmeno il muvmàn – legalità e sicurezza con le ruspe e il coprifuoco – animali alpha contro animali omega – la gentile mannaia del potere – sul collo di uno tenuto con la guancia sull’asfalto – un poligono irregolare di gesso bianco – la corolla di un cadavere – la stessa fine – il cerchio si chiude da troppi anni – nietzsche appiccia hegel – chirac menteur

“Looking for a way out – I put my foot out of line – Really like to break-out – I feel so confined” (7)

(1) B. Marley, “Burnin’ and lootin’ tonight”
(2) Daniele Zaccaria, Liberazione, 3 novembre 2005
(3) Romano Prodi, intervista a Repubblica, 5 novembre 2005
(4) Corriere della Sera, 5 novembre 2005
(5) Nanni Balestrini, “La violenza illustrata”, Einaudi 1976
(6) Anna Maria Merlo, “il manifesto”, 6 novembre 2005
(7) Germs, “American Leather”

Come un corpo feroce

«Ma tu non dicevi che si doveva fare la rivoluzione? Non eri tu che andavi ai cortei degli autonomi col pugno alzato e sputavi sui borghesi? E chi diceva che le Brigate Rosse dovevano ammazzarli tutti?»
«Eh, robba vecchia, cose ‘e guaglione… E poi è tutta esperienza, no? ‘A vita non è quella che sta scritta nei libri, belli.»
«Tu però scrivi. Vuoi fare un libro.»
«E con ciò? Ci metto dentro la vita, io! Non le vostre stronzate.»
«Quale vita? La vita non si scrive. Si può solo vivere.»
«La vita è altrove…»
«Eh, sì! Sempre cu’ ‘stu Rimbó! Che vi credete di fare? Lui era comme a mme…»

Francesco Montanari - Libanese | in Romanzo criminale

«Come te? Non mi far ridere, Tolome’. Non dire cazzate»
«Mio fra-fra-fra-fratello ha ra-ra-raione…»
Ora il Baronetto si era addormentato con la testa sul tavolo, e Zaccariello gli versava il vino lungo il collo per farlo svegliare. Ma il Baronetto russava sonoramente. Zaccariello cavò di tasca un pacchetto di stagnola, delle cartine, e cominciò a prepararsi una canna.
«Rimbó è andato in Africa, no? Pecché coi letterati comme a vuie steva a schiattà… Quella è la verità: l’Abissinia, le marce, l’avorio, la fatica… Va bbuo’, si voleva arricchire, ma per sputare in faccia a tutti quanti! Ma mo’ non ne voglio discutere»

(Giuseppe Montesano, “Nel corpo di Napoli”)

Leggo “Nel corpo di Napoli”, guardo le ultime due puntate di “Romanzo criminale” e azzardo una proposta per Stefano Sollima e soci: fare un film, una miniserie (anche solo un pilota) tratto dal libro di Montesano?

(Janni me l’aveva detto che era un libro da leggere subito e aveva ragione).

Intanto in Grecia

Greece | December 08Decine di migliaia di persone per lo più giovani – se con la lievitazione dell’aggettivo riuscite a comprendere la fascia di uomini e donne che, nel pieno delle loro forze, vedono il proprio futuro ingarbugliato e a breve scadenza come gli interessi di un derivato stipulato sulla felicità delle loro esistenze;
decine di migliaia di persone che decidono che non ne possono più, che abbandonano il divano e scendono in strada a dimostrare, mostrando i loro corpi liberi dalle costrizioni di lavori di merda e di sacrifici utili solo a salvare un sistema economico che li vorrebbe nell’angolo, muti, consumatori e proni alle scorrerie del mercato.

Generazione 700 euro, presenti e prossime, che dopo l’uccisione del quindicenne Alexis Grigoropoulos, da parte di un poliziotto, ha trovato l’unione e la determinazione per instradare una protesta che ha messo definitivamente a nudo le gigantesche debolezze e la corruzione del governo e delle isitituzioni (1) greche, dimostratesi incapaci di far fronte a una crisi economica che mina alle radici e inquina le aspettative, i desideri e le possibilità di milioni esistenze.
Hanno lottato per strada, fatto sit-in, occupato televisioni; e continuano a farlo sotto l’insegna della più attuale delle domande: pensate che possiamo star fermi mentre ci togliete anche quello che non avevano i nostri nonni e che credevano di avere i nostri padri? Credete veramente che possiamo fidarci ancora di un sistema economico che mentre ci affama ha pure la pretesa di essere salvato coi nostri sacrifici?

Io non lo so se a voi fa specie come lo fa a me, ma il vedere come i mezzi di comunicazione di massa italiani non stiano seguendo quasi per niente quel che sta accadendo da due settimane in Grecia mi fa quasi pensare a quello che si metteva i sassi in tasca sperando che l’uragano non riuscisse a sollevarlo e scaraventarlo via.
Ora, proprio ora, mentre continuano le loro proteste, se cerchi “Grecia” sulla homepage di Repubblica, t’arriva l’alert metallico del “Testo non trovato”: figuriamoci se o cosa dicono alla televisione.

Allora vado su twitter e cerco #griots e penso che, nel bene o nel male, alla fine tutto sia già qui e ovunque, come un’immagine dal futuro.

(1) lo Stato è un simulacro – ce lo diceva anni fa Jean Baudrillard.

Erano anni

Pisa, Piazza dei Cavalieri | 8 ottobre 2008

Erano anni che a Pisa non si vedeva piazza dei Cavalieri piena così per un’assemblea di studenti;
l’ultima che ricordo io è del 1990 – c’era la Pantera, la legge Ruberti e il pentapartito (!), il muro di Berlino era andato giù da appena un paio di mesi e tutti avevano ancora in mente il rivoltoso sconosciuto di fronte ai carri armati a Piazza Tian’anmen.

Quasi vent’anni dopo è sempre un bel vedere: NO! alla 133