[Pubblicato la prima volta il 14 novembre 2005 su e per
Unità di crisi]
Per J.G. Ballard, oggi
“This morning I woke up in a curfew; O god, I was a prisoner, too – yeah! – Could not recognize the faces standing over me – They were all dressed in uniforms of brutality” (1)
pensa a queste masse in slittamento continuo – masse di uomini e donne, giovani – bambini con tutto il diritto di esserlo – razza umana in formazione e in credito da secoli col pianeta – una moltitudine vigorosa – bastonata dai governi locali e internazionali – stessi poteri e sottopoteri marci per alleanze economiche e inginocchiati a gerarchie politiche funzionali al sistema di produzione che li tiene al guinzaglio – ora puoi vederli meglio questi popoli di individui in movimento – stanchi di i wanna be your dog senza averlo deciso da soli – in fuga dalle costrizioni che hanno dovuto subire – fin dall’attimo in cui gli è stato appioppata la responsabilità e l’orgoglio di un corpo da far esistere nelle condizioni più dignitose possibili – ovvio che si spostino – ovvio che cerchino di vivere meglio – lo faresti anche tu
a una settimana dalle prime scaramucce i bilanci degli scontri avvenuti in una dozzina di comuni a nord di parigi sono senza precedenti – centinaia le automobili date alle fiamme, decine e decine le persone arrestate e quelle ferite, tra giovani ed agenti di polizia – il telefono senza fili e l’emulazione di scene continuamente diffuse dalle televisioni hanno progressivamente esteso il campo di battaglia ai comuni limitrofi di clichy-sous-bois – ma anche nelle cinture metropolitane a nord est di parigi, nei popolosi sobborghi della seine-s. denis – la parola d’ordine è «vendetta» (2)
la borghesia in piena ascesa se li trovò di fronte la prima volta trecent’anni fa – s’impaurì parecchio e s’inventò un sistema nuovo per tenere a bada milioni di vagabondi e sradicati – guardali, i primi disoccupati europei – lumpenproletariat obbligato a spostarsi per scansare la fame e una sotto-esistenza quasi belluina – in somma si panicò la nuova classe dominante – s’inventò il carcere – t’imprigiono il corpo per controllare la tua volontà – compelle intrare in salsa post- illuminista – do you remember i primi passi del lavoro salariato? – la ricchezza umana ridotta alla sua forma più astratta e stupida – ideologia del lavoro coatto da imporre anche e soprattutto con la privazione della libertà personale – sottrazione fisica del tempo di vita – galera e manicomio a braccetto continuo – o lavori o ti sbatto dentro, se mi passi la rozzata
romano prodi invita a non sottovalutare quanto sta succedendo nelle banlieues parigine – “non crediamo di essere così diversi da parigi, è solo questione di tempo – abbiamo le peggiori periferie d’europa” – ha detto il leader dell’Unione affrontando il tema delle città alla fabbrica del programma di bologna. – “le nostre periferie sono una tragedia umana e se non facciamo interventi seri, sul piano sociale e con l’edilizia, avremo tante parigi – ci sono condizioni di vita pessime e infelicità anche dove sono tutti italiani”. (3)
se hai lo stomaco di seguire questa scia di merda arrivi dritto e impestato agl’attivissimi centri di permanenza temporanea – ipocriti fin nell’acronimo – ridicoli nella speranza di riuscire a risolvere la questione – che è questione di fame – fame di pane e di sogni – pane e sogni – sogni e pane – quello che un sistema sociale sano dovrebbe produrre, rielaborando e distribuendo equamente la ricchezza di coloro che vi aderiscono – pensa a queste masse che si spostano per mangiare e sognare e si ritrovano costrette in una bara già al primo risveglio – pensa alle case dove si ritrovano a vivere e alla vita nei quartieri dove s’arrangiano – pensa che serbatoio di rivolta sarebbero certi rioni di napoli senza la televisione e la camorra a tenerli a bada – pensa a una bara – l’ultima spiaggia delle istituzioni totali – pensa a come viene usata la televisione – pensa al telecomando della bara
quasi 900 veicoli bruciati e 250 persone arrestate – è il bilancio dell’ultima notte di violenze nei sobborghi parigini – la nona consecutiva e la più tragica dall’inizio degli scontri tra i giovani delle banlieues e polizia – questa mattina le forze dell’ordine hanno elencato i numeri, spaventosi – 900 veicoli incendiati e 253 persone arrestate per incendio doloso e danni alla proprietà – fermato anche un bambino di dieci anni trovato in possesso di una molotov (4)
sbarrate la strada a qualcuno che pensava d’avere un futuro migliore – aprirete un’avenida da intitolare alla rivoluzione – lo dice dahrendorf – un liberale, mica l’acme collective – inondate le strade d’eroina e di superenalotto – preparatevi a correre quando qualcuno verrà a chiedervi il premio finale – trattateli come bambini cattivi – otterrete degli adulti peggiori – per tutti – riappropriarsi delle strade attraverso la distruzione – la letteratura riesumi il suvarin di germinal – la politica esca dai palazzi e si pari la testa per cominciare
un giorno giovanni e un collega francese che si preoccupava delle sorti dell’Italia disse tout se tient en Italie sì ma per quanto tempo per sempre così dicendo giovanni era sera in un ristorante di piazza santa maria in trastevere a roma tra luci lampi e scintillii di oro. si è sentito un urlo levarsi dalla piazza i primi sassi si sono incrociati con i primi candelotti lacrimogeni le due parti sono entrate in contatto con una furia paurosa in un mulinare di calci di moschetto e di manganelli con il sinistro accompagnamento degli scoppi dei candelotti lacrimogeni e di quelli soffocati delle bottiglie incendiarie. solo ora posso capire pienamente e talvolta con amarezza che cosa significhi vivere la sporca guerra come adesso la gente chiama quella che prima era soltanto la nostra guerra (5)
poi non brucia parigi- tutte le sere bruciano le periferie di parigi – una dottrina monroe per ogni ban-lieu – la nottola di hegel affumicata dalle automobili in fiamme – che spinoza se lo inculi per l’eternità – perché il vento soffia per spinoza anche se nessuno lo sa – e non lo deve sapere – se il male è il prezzo da pagare per la libertà se ne va affanculo ogni teodicea
questi ragazzi considerano che gli avvenimenti di questi giorni finiranno “a natale” o prima – “come al solito i politici faranno qualcosa, perché in fondo siamo noi a votare – non possono stringere troppo la morsa” – e poi tutto continuerà come prima – “non è il seguito di quello che hanno vissuto i nostri genitori, in silenzio, per raccattare dei soldi? – nabil filosofeggia e dà un’immagine interessante – “ci sarebbe bisogno di uno psicologo in ogni strada di banlieu, perché nessuno sa più dov’è, ognuno parte in una direzione diversa” – e nessuno sa cosa c’è in fondo alla direzione presa” – aggiunge un altro. (6)
a parigi sarkozy – a bologna non c’è più zangheri – se è per questo nemmeno il muvmàn – legalità e sicurezza con le ruspe e il coprifuoco – animali alpha contro animali omega – la gentile mannaia del potere – sul collo di uno tenuto con la guancia sull’asfalto – un poligono irregolare di gesso bianco – la corolla di un cadavere – la stessa fine – il cerchio si chiude da troppi anni – nietzsche appiccia hegel – chirac menteur
“Looking for a way out – I put my foot out of line – Really like to break-out – I feel so confined” (7)
(1) B. Marley, “Burnin’ and lootin’ tonight”
(2) Daniele Zaccaria, Liberazione, 3 novembre 2005
(3) Romano Prodi, intervista a Repubblica, 5 novembre 2005
(4) Corriere della Sera, 5 novembre 2005
(5) Nanni Balestrini, “La violenza illustrata”, Einaudi 1976
(6) Anna Maria Merlo, “il manifesto”, 6 novembre 2005
(7) Germs, “American Leather”