500 parole dalla Grecia

Inizialmente pubblicate su OkeaNews, le parole che seguono sono state scritte da una cittadina greca a poche settimane dalle elezioni del 6 maggio e a quasi altrettanta distanza dalle prossime, il 17 giugno. Non sono né un’analisi politica né una dissertazione economica, eppure esprimono a loro modo meglio di molte articolesse quel che la Grecia sta passando in questi anni.

Grazie a Il Corsaro per il prezioso aiuto nella traduzione e revisione dal francese e a Kirineos Papadimatos per le immagini, tratte da “Divas, a diary out of time about what is happening in Greece”.

Siamo esseri umani, facciamo progetti. Diciamo: se domani piove non andrò al parco. Aspettiamo di vedere cosa succederà. E poi agiamo.
Negli ultimi trenta mesi in Grecia la vita è dipesa da fattori esterni.

Kirineos Papadimatos | Divas | Diary out of timeAll’inizio ci sono state le riduzioni dei bonus. Se non riscuoto la tredicesima non potrò curarmi i denti – rabbia.
Poi è stato il turno dei tagli degli stipendi. Se non mi riducessero lo stipendio del 30%, potrei mettere da parte qualcosa per gli studi di mia figlia – dolore.
Poi i licenziamenti. Se il mese prossimo avrò ancora un lavoro, riuscirò a pagare la rata del mutuo – frustrazione.
Poi è arrivata la disoccupazione. Se il mese prossimo trovo un lavoro, potrò pagare la nuova tassa sulla bolletta della luce – ansia.
Poi è stata la volta del mutuo. Se non mi accordano un prestito, mi troverò in mezzo a una strada – panico.
Infine le nuove mensilità delle tasse e dei prestiti. Se qualcuno non fa qualcosa per cambiare tutto questo, non potrò sopravvivere – disperazione. Continua a leggere…

Le elezioni in Grecia: 2 interviste

Keep calm and #eklogesDomenica in Grecia ci sono le elezioni politiche  – hashtag di riferimento su twitter:#ekloges.
Per saperne di più sulla situazione, sui partiti e sulle dinamiche in atto ho intervistato due persone che seguo via blog e twitter: Yannis Stellidis (Assistant Professor of #InternationalRelations, Kyung Hee University, South Korea. Formerly of St Andrews) e Nikos Nikolakakis (Political Scientist, Historian, student of the Law. Have a thing for maps and Marx). Li ringrazio per la disponibilità e l’attenzione prestatami. Continua a leggere…

La storica dolcezza

Dopo due giorni di sciopero generale oggi la Grecia vivrà uno dei giorni più intensi della sua Storia, un possibile momento machiavelliano, direbbe Miguel Abensour. È il giorno dell’approvazione da parte del Parlamento del nuovo accordo economico, il cosiddetto secondo memorandum imposto dalla troika (Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) e utile per concedere alla nazione greca un nuovo prestito che, oltre a indebitarla ancora di più, ricadrà sulla maggioranza dei suoi cittadini, già provati da alcuni anni di progressiva macelleria sociale, privandoli della possibilità di vivere in condizioni dignitose e di decidere delle sorti della propria esistenza e della propria nazione.

“La storica dolcezza” è un testo, scritto una decina di giorni fa, dal blogger greco old boy che mi è sembrato interessante tradurre per le considerazioni sulla generazione dei quarantenni (greci e di molti altri paesi europei) e sulla dolcezza della Storia e dei suoi drammatici punti di rottura. Sono parole che non conoscono autoconsolazione, dure e spietate come diventa la situazione quando ti dicono che il salto nel dirupo che si intravede a poca distanza è la soluzione migliore per te, il tuo paese e le generazioni future. E che non saltare giù è da bambini cattivi.

Oggi in Grecia è il 12 febbraio.
Hic Athenae, hic salta.

La storica dolcezza

“Euro o memorandum permettendo, quest’anno passo la soglia dei quaranta. E penso a quelli nati quarant’anni prima di me. Continua a leggere…

Una guida all’API di Occupy Wall Street

“A Guide to the Occupy Wall Street API, Or Why the Nerdiest Way to Think About OWS Is So Useful” è un articolo di Alexis Madrigal che valeva davvero la pena di essere tradotto anche in italiano, sia per il modo molto geek in cui l’occupazione di #OWS è paragonata a una API, sia per la valenza di manuale pratico che può avere anche per i movimenti fuori da Zuccotti Park.
Alcuni giorni fa,
in qualche decina di minuti, si è raggruppata online una squadra di traduttori che si è cimentata nel rendere accessibile a chi non conosce l’inglese l’articolo originariamente pubblicato su The Atlantic.
Sono contento di aver unito i miei sforzi di traduttore istantaneo a quelli di di @ale_colombo, @kagiroi, @tigella e del compagno di @_arianna, prezioso per il lavoro di revisione.

Ecco qui il testo finale.

La cosa più affascinante di Occupy Wall Street è il modo in cui le manifestazioni da Zuccotti Park si siano diffuse negli spazi virtuali e reali dell’intero pianeta. Quasi come una metastasi, le proteste dimostrano una capacità organizzativa sorprendente per un movimento che al momento ha pochi leader e nessuna, o quasi, istituzione ufficiale. Molto di ciò può essere ricondotto al modo in cui Occupy Wall Street è riuscito a catalizzare le altre proteste. Gli attivisti e gli organizzatori di tutto il mondo possono scegliere dal menu di possibilità nate e sperimentate a Zuccotti Park riadattandole alle proprie realtà locali. OWS è stata creata per essere scomposta e ricombinata, non semplicemente copiata. Continua a leggere…

I’m Egyptian

Egyptian revolution


Tweets from Egypt

“Hosni Mubarak Resigned. #Egypt #Jan25”
(Ramy Raoof)

“Mabroukkkkkkkkk”
(Sarahcarr)

“He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out He’s Out”
(ShereefAbbas)

H I S T O R Y #Jan25 #Sidibouzid
(weddady)

“Stepped down – LIVE at http://bambuser.com/v/1406236
(Wael Abbas)

“Unbelievable!! He’s gone! Scenes of jubilations in #Tahrir. I will never forget this moment.”
(Sharif Kouddous)

“Peopke jumping up and down. Everyone hugging. We did it. I wanna cry from happiness.”
(Sandmonkey)

“Egypt: we just made history! #jan25! Power to the peaceful!”
(Rowan El Shimi)

“The real hero is the young Egyptians in Tahrir square and the rest of Egypt #Jan25”
(Wael Ghonim)

“An Egyptian activist weeps on Al-Jazeera: “I never thought I’d live to see this moment.” I defy you not to be moved by this revolution”
(OwenJones84)

“Streets crazy in heliopolis. Fireworks from balconies, honking cars, flags, chants, dancing”
(NadiaE)

“It took 3 speech, 18 days of uprising, 326 Martyrs, and thousand of injured people to get rid of Mubarak. | We will never forget. | #Jan25”
(Arabzy)

“Welcome home, everyone! :-) (@ Free, Democratic, and Secular Egypt)”
(Mo-ha-med)

“Today we fulfilled our promise to those who died #Jan25 #KhaledSaid”
(monasosh)

“History … this is what we are living today.. history. Our future has forever changed”
(Dima Khatib)

“This revolution couldn’t have happened to better people. Patient, peaceful, good-humored, resilient, imaginative. #Egypt”
(Ben Wedeman)

“Thank you to every Egyptian for showing the world the true meaning of democracy #jan25”
(Tom Trewinnard)

“People hugging army #jan25”
(Nadia El-Awady)

“Yes, social media played a role in #jan25. But don’t call this the Twitter or FB revolution. Real people protested and died. It’s theirs.”
(Andy Carvin)

“I can’t describe my emotions right now. I wish you were all with us celebrating in Tahrir.”
(Mosa’ab Elshamy)

“Innaharda ehna kullina Misryeen! Today, we’re all Egyptians!”
(Nicholas Kristof)

“Lift your head up, You’re an Egyptian!”
(Omar Robert Hamilton)

“I am Egyptian. #Egypt #jan25”
(Egyptocracy)

Piazza Tahrir, poesia e rivolta

“If u r not here, u r missing a lot. Down wt mobarak . Mohandesin #jan25”1

Per il numero, la durata e l’intensità della partecipazione le manifestazioni in atto in Egitto sono straordinarie.
Straordinaria è la composizione, variegata e interclassista, delle persone scese in piazza; un movimento dichiaratamente pacifico che ha dimostrato di essere capace di resistere anche fisicamente agli attacchi e alle violenze2 messi in atto da polizia in borghese, squadre speciali, provocatori e criminali comuni, usati ad hoc per alimentare paura e disordini e reprimere sul nascere le proteste.
Dal 25 gennaio, il giorno della rabbia, sono stati più di trecento i morti, migliaia i feriti, centinaia i manifestanti e molti i giornalisti picchiati, arrestati, ancora adesso in parte detenuti. Ma la rivoluzione in nome della dignità individuale e della democrazia non si è fermata, continuando a aumentare in presenze e attivismo.3 Il muro della paura e del cambiamento è crollato4 e da tre settimane nelle principali città egiziane centinaia di migliaia di uomini e donne – laici e credenti, copti e musulmani, dissidenti storici e nuovi attivisti – continuano a chiedere le dimissioni di Mubarak e libere elezioni. Affrontano a viso aperto un regime trentennale fatto di legge d’emergenza, enormi limitazioni delle libertà civili e politiche, corruzione delle classe dirigente, salari inadeguati, promesse di riforme non mantenute di fronte a vergognose disuguaglianze sociali. Sono manifestazioni radicate e sentite, nate da esigenze reali, irrimandabili e indelegabili tanto che anche l’esercito, componente importante della società egiziana, pur schierando soldati e mezzi pesanti nelle strade, ha assicurato fin dall’inizio ai manifestanti che non avrebbe aperto il fuoco contro di loro.5 La rivoluzione egiziana riattualizza il significato delle lotte per il pane e le rose6, riunendo sotto lo stesso ombrello figli della classe media, disoccupati, attivisti dei diritti umani, sindacati, studenti e insegnanti, movimenti per la democrazia e migliaia e migliaia di cittadini, stanchi della repressione e della mancanza di libertà d’espressione e provati da condizioni materiali sempre più avverse. Il pane e le rose: la rivoluzione si fa anche con la poesia.7
Piazza Tahrir, poesia e rivolta

“Liberation square was full of cheers today :)) ..we won’t leave until tyranny leaves!”8

Piazza Tahrir significa piazza della Liberazione: in questa novella agorà del ventunesimo secolo, cittadella aperta e non gerarchizzata, da molti giorni crescono e si diffondono idee e proposte di riforme costituzionali e di politica economica, alternandosi a riflessioni sul futuro del movimento di protesta, reading di poesia9, preghiere dei credenti, satira politica10 e liberi confronti come mai era stato possibile fare nei tre decenni precedenti. A piazza Tahrir al Cairo sta mettendo radici una società nuova,11 capace di riappropriarsi del proprio futuro, agendo in prima persona nella riconquista del pane e delle rose. Sta avvenendo qualcosa di storico per il mondo arabo e per l’intero equilibrio mediorientale: chi si recherà al Cairo nei prossimi anni non potrà dimenticarsene; egiziano, europeo o americano che sia.12

  1. monasosh – twitter []
  2. Egyptian Revolution: Battle of Tahrir | Omar Robert Hamilton – flickr []
  3. “How to Protest Intelligently | Egyptian Activists’ Action Plan” via The Atlantic []
  4. “Egyptians are breaking the fear barrier: Fear of thought. Fear of speech. Fear of change..” | Dima Khatib – twitter []
  5. I militari hanno adottato un atteggiamento di osservazione inframezzato a sempre più frequenti episodi di tamponamento e dissuasione nei confronti delle gang pro Mubarak fino alla convivenza pacifica con i dimostranti. TravellerW -twitpic []
  6. Dalla poesia “Bread and Roses” di James Oppenheim, 1911:
    Our lives shall not be sweated from birth until life closes;
    Hearts starve as well as bodies; give us bread, but give us roses!
    []
  7. Interessante l’analisi di Elliott Colla, “The Poetry of Revolt” []
  8. Gigi Ibrahim – twitter []
  9. “I’ve seen at least five poetry readings in #Tahrir” – Sharif Kouddous – twitter []
  10. “Almost a carnival atmosphere in Tahrir Sq. tonight. People selling popcorn. Mubarak puppets. It also has a more permanent feel to it.” | JJ Sutherland – twitter []
  11. “A complex, layered, democratic, participatory, organic society is flourishing in Tahrir sq” | Omar Robert Hamilton – twitter []
  12. “When this is over, Tahrir square will be the reason tourists will come to Egypt from now on.” – Mahmoud Salem – via twitter []