Crapino

[Questo è il mio contributo per “Il post sotto l’albero 2006”, la raccolta che potete scaricare qui (.pdf, 1 MB circa) e che Sir Squonk cura ogni anno con pazienza e precisione. Doti che sono preziose e utilissime, specie con i blogger ritardatari e scriteriati come me]

“Natale, ci mancava anche questa”
E poi non sembra nemmeno Natale, almeno a giudicare dal tempo. Fa caldo, a mezzogiorno in strada ci son quasi diciotto gradi.
A quest’ora Crapino ha appena finito la cacata del buon risveglio e se ne sta fermo in piedi di fronte allo specchio del bagno. Secco e spettinato, appoggia pollice e indice sul rene destro e si abbassa sul rubinetto del lavandino, accogliendo in bocca quanta più acqua possibile, cercando di non inghiottirla. Poi serra le labbra, si tira su e si osserva le gote, gonfie come quelle d’un rospo in secca sull’asfalto. Sta così, in finta apnea, finché non inizia a fargli male dietro le orecchie, come quando ridi troppo e sembra che qualcuno ti stringa per la collottola come i gatti. Allora sputa l’acqua nel lavandino, ripiglia fiato e, respirando a bocca aperta, s’immagina la narcosi da azoto che può capitare ai sub e quanto deve essere stupido e formidabile trovarsi sotto trenta metri d’acqua con la sbornia addosso.
Mentre si pettina perde tempo a osservarsi la barba, col bianco che vince sul nero in ottantamila mosse. Poi ci sarebbe anche l’uccello che si muove come un alfiere, il ginocchio sinistro pazzo come un cavallo e il catarro che, se respira profondamente, gli si arrampica in bocca appastandosi ai denti – otto pedoni allineati alla meno peggio, frastagliati dall’usura, disertori del bianco e del nero.
Ma ora è tempo d’uscire di casa. Ci vuole un caffè, una sigaretta e il sole. Al resto penseranno i becchini e chi gli starà appresso.

“Figurati, bimbo, che mi sembrava che quest’anno Natale fosse già passato”
Crapino s’accomoda meglio con le spalle contro il muro del palazzo di fronte a casa sua. Il quartiere è tutto agghindato di luci intermittenti e ci son certe vetrine di negozi che non sfigurerebbero neanche a Milano, ma quello che importa è che sopra di lui c’è il sole di dicembre, appena un po’ meno arzillo che d’estate.
“Mi piacerebbe regalargli un lettore di cd. O un ipod, di quelli piccolini”
“Non sai niente di femmine. Non devi trattarle con troppo distacco, ma nemmeno stargli addosso ”
“E tu parli sempre che non si capisce niente, Crapino. Io devo solo trovare un regalo che non costi tanto”
Crapino si cerca una sigaretta in tasca, non la trova e guarda il ragazzetto che gli sta di fronte: è rimasto coi palmi rivolti in su e la faccia di chi si aspetta la verità.
“Vammi a comprare le sigarette, vai. Dopo te lo spiego”
“Però poi mi dai una sigaretta”
“Levati dai coglioni, muoviti. E pigliami anche un Campari”
“Dammi i soldi”
Cinque euro e lo vede schizzare verso il bar dietro l’angolo. Dovrebbe chiamarsi Gionni o come cazzo battezzavano i figli una decina d’anni fa.
Ritorna in meno d’un minuto col pacchetto già aperto e il Campari che sciaborda in un bicchiere da birra.
“Chi ti ha detto di aprirle?”
“Dai, Crapino, non rompere..”
“Ne manca una, ridammi la sigaretta e porta rispetto, stronzetto”
“Eddai..”
“Dammi la sigaretta che hai preso e sta’ zitto e basta”
“Come sei vecchio, Crapino, si vede che non capisci più niente”
“Vecchia sarà quella rincoglionita della tu’ mamma che non t’ha insegnato niente e ti manda in giro di mattina invece che a scuola”
“Lo vedi che non capisci niente? Ci sono le vacanze di Natale, le scuole sono chiuse”
Gli occhi gli si alzano in alto verso le luminarie ancora spente, la bocca gli si storce in un sorriso sghembo, si stringe una mano come fosse un guanto; questo piccolo Gionni deve ancora imparare a dosare le espressioni e la mimica. Imparerà presto, se non vuol pigliare troppo bastonate in giro per il mondo di merda che gli sta lasciando il su’ babbo e quelli che c’hanno armeggiato prima di lui.
“Sì, va bene, ora però ridammi la sigaretta”

E qui arriva lei.
“Chi fuma fa davvero schifo! E’ uno schifoso! Mi fanno proprio schifo quelli che fumano. Puuuuah, che schifo!”
Una bambina ancora più piccola: avrà cinque-sei anni, tutta vestita a festa, coi capelli castani e una ghigna che spaventerebbe un suocera. Guarda Crapino, la sigaretta che gli pende dalle labbra.
Poi punta il ragazzetto e gli dice: “Tuo nonno fa schifo. Non gli devi stare accanto. Puzza di fumo” e se ne va.

“Sarà mica quella la tua fidanzatina?”
Gionni non fa un gesto, gli occhi gli si fissano su un punto lontano, oltre le vacanze, Santo Stefano, i botti e i compiti da finire.
Dice solo: “No”.
Poi tira fuori dalla tasca del giubbino la sigaretta rubata e la porge a Crapino.

Il sangue trasporta gas: oltre a ossigeno e anidride carbonica, in continuo viavai dai polmoni ai tessuti che ci fasciano stretti, ci sarebbe anche anche l’ossido di azoto, un gas incolore che brucia gli occhi e fora i polmoni. Solo che è tutto, davvero tutto così ben nascosto.