Giorni da Junta all’Università di Atene

[Traduco questo articolo di Panagiotis Sotiris, docente all’Università dell’Egeo, pubblicato come “Guest post” su radiobubble.gr. Le note all’articolo sono mie.]

Chiunque abbia assistito a quello che è successo l’8 Luglio 2013 nella sede principale dell’Università di Atene ha avuto la sensazione di rivivere le immagini della dittatura militare, specie se si considera il fatto che nella memoria collettiva greca è ancora ben vivida l’immagine del carro armato che abbatte i cancelli del Politecnico durante la rivolta popolare del Novembre del 1973.

Lunedi scorso, equipaggiati di tutto punto, decine di poliziotti in antisommossa e di unità speciali, hanno circondato e fatto irruzione nell’edificio arrestando 31 studenti che stavano pacificamente protestando contro l’ennesima ondata di riforme universitarie; in particolare contro l’introduzione dello University Council nei principali organismi di governo degli atenei greci.

Gli University Council, modellati sulla nuova forma di gestione accademica che si sta diffondendo in tutta Europa1, sono composti da docenti, da rappresentanti della società e del mondo dell’impresa. Sono criticati perché indeboliscono la democrazia interna e promuovono una concezione imprenditoriale e aggressiva dell’istruzione superiore. I sindacati, sia dei docenti sia studenteschi, hanno condotto una lunga battaglia contro gli University Council e le proteste dell’8 luglio facevano parte di questa lotta.

Tuttavia, questa volta il presidente del Consiglio dell’Università di Atene, il professor Dimitri Bertsimas, docente del MIT, ha deciso di chiamare la polizia, affermando che lui e gli altri membri del consiglio erano in pericolo. La telefonata è stata fatta da Vaso Kinti, un professore di filosofia noto per il suo appoggio alle riforme di forte stampo neoliberista.

Da quando la legge sull’asilo accademico – il divieto esplicito alle forze di polizia di entrare nelle università – è stata abolita,2 non c’è più nessun ostacolo giuridico alle irruzioni delle forze dell’ordine. La polizia ha assaltato l’edifico e arrestato gli studenti e era pronta a usare un flessibile per scardinare una porta e arrestare tutti altri gli studenti presenti; solo dopo le proteste dei rappresentanti sindacali e di alcuni parlamentari ha ricevuto l’ordine di ritirarsi. Alla fine gli studenti sono stati tutti rilasciati, senza nessun capo d’accusa, ma il problema dell’attacco brutale della polizia nei confronti di una legittima protesta rimane tutto.

Quello che è successo rivela con chiarezza quali erano le reali motivazioni che stavano dietro all’abrogazione dell’asilo accademico. Per anni coloro che parteggiavano per l’intervento della polizia nelle università (tra questi anche l’ambasciatore USA a Atene!) hanno continuato a ripetere come questa fosse una misura necessaria per evitare disordini e violenze. Di contro, chi invece sosteneva l’inviolabilità delle università lo faceva dicendo che una misura simile avrebbe portato la polizia nelle università solo per impedire agli studenti di protestare e ai professori di scioperare. Ora sta diventando chiaro che stiamo assistendo a una trasformazione autoritaria delle istituzioni, una trasformazione che mira a limitare le capacità del movimento studentesco e, più in generale, di tutto il movimento universitario che si oppone alla mercificazione dell’istruzione superiore.

Il movimento studentesco greco ha alle spalle una lunga storia di lotte: negli ultimi 35 anni sotto la pressione dei movimenti studenteschi i governi sono stati costretti a ritirare leggi o addirittura, nel 2007, tentativi di riforma costituzionale. Tutto questo spiega perché le pratiche degli studenti che si oppongono sono oggi sotto attacco. È a causa di quella svolta antidemocratica e autoritaria che accompagna le politiche di austerità della troika e che ha portato alla chiusura della radiotelevisione di stato ERT e che tiene in prigione più di 30 mesi senza processo Kostas Sakkas.

Gli studenti, i docenti e tutte le persone che lavorano nelle università ripetono che non si faranno intimidire da fatti come questo e che continueranno la lotta contro la trasformazione neoliberista dell’istruzione superiore, inclusa quella contro il tentativo di far diventare gli University Council uno dei principali organi di governo delle università greche.
La lotta è tutt’altro che finita.

  1. “The university council is a fairly new governing body in the German higher education system. It is also composed of members from outside the university, actors of society and economy from the specific region. Recently the council has gained competencies, so that in most universities, statements and views of university councils cannot be disregarded by the university leadership without further explanation.” [“Fondazione CRUI, Tra Didattica e Ricerca: quale assetto organizzativo per le università italiane?”, cap. 4 “The Higher Education system in Germany, p.76)
    []

  2. “Greek parliament votes in education reform bill that abolishes academic asylum and free course readers and brings sweeping changes to university administration: first reactions from the ground”
    [via “From the Greek Streets” []