Il blog che nacque dalla radio | episodio 2
Un paio di settimane fa, il blog di Polaroid è arrivato alla ventesima stagione e il suo fondatore – insieme a Laura – e radio show man Enzo Baruffaldi ha scritto una lettera al se stesso del 2001, trasvolando in pochi paragrafi due decenni di vita, in onde e bit, del programma radiofonico nato negli scantinati di via Masi 2 a Bologna.
Con Enzo si è parlato della nascita accidentale di Polaroid: di come sia nato dall’esigenza di avere online un foglio di appunti per il programma in onda nell’etere – e nel 2001 un blogghetto era lo strumento online più veloce per pubblicare qualcosa sul Web – e di come i post musicali inizialmente fosse variegati e mischiati alla vita privata, alle recensioni di libri e film, a playlist e cronache di concerti.
Poi l’arrivo degli mp3, la riscoperta del feed rss che permette di generare un podcast da distribuire anche su altre piattaforme – Spotify e Itunes, non vi temiamo! – e la mutazione definitiva in music blog: nel 2014 polaroid sarà l’unica presenza italiana tra i 100 blog musicali più influenti al mondo nella classifica di The Style of Sound.
Nella conversazione con Enzo, sono stati tirati in ballo anche la prima blog balotta emiliana e l’importanza dei contatti e delle relazioni nate o rinnovate sia on che offline, la sindrome dell’impostore” e la modalità slow blog .
A favore di filologia, c’è da aggiungere che la pronuncia di NEU radio, la web radio co-fondata da Enzo dove attualmente si ascolta Polaroid è alla tedesca, come il gruppo musicale kruat dei Settanta. Il claim di uno dei jingle è “Si scrive neu, pronuncia noi, vuol dire nuova”.
A aprire e chiudere il tutto, la doppia intersezione con Davide Carbonai: con una rivelazione dalla vita rocambolesca di Enzo – Enzo Fonico, non Enzo di Polaroid – e con le prime riflessioni sull’efficacia di questo modo di fare il podcast. Il gancio finale a “Cronosisma” di Kurt Vonnegut potrebbe far ben sperare per la prossima puntata.
Intanto, se volete, sentitevi questa. Dura i soliti venti minuti.
Credits
Distribuzione e licenza
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“C’era una volta la blogosfera” è un podcast ideato, registrato e montato da Strelnik, pubblicato e distribuito sotto una licenza Creative Commons – Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International (CC BY-NC-SA 4.0)
Linkografia
– Enzo Baruffaldi, “Buon compleanno polaroid!” | via polaroid blog
– Fabio De Luca “I primi vent’anni di Polaroid“ | via Polaroid Tumblr
– Wu Ming, “Autopsia di una radio libera (tragicommedia in 7 atti). Com’è davvero morta Radio Città del Capo” | via Giap
– Leonardo, “Ma perché, perché, Leonardo non ha i commenti?” | via Leonardo blog
– “polaroid – un blog alla radio”, stagione 20 | via NEU radio
– Vasco Brondi, “Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero” | Baldini e Castoldi
– Kurt Vonnegut, “Cronosisma” | minumum fax
Musica e citazioni
– Bertolt Brecht canta “Die Moritat von Mackie Messer” | via UbuWeb
– Martijn de Boer (NiGiD), “Sudden Retropia” | via ccMixter
– Boris, stagione 1 | Episodio 9 “Una questione di principio“ | via dailymotion
– Le foto utilizzate nella copertina dell’episodio sono di Enzo Baruffaldi.
Trascrizione dell’episodio 2: “Il blog che nacque dalla radio”.
(Grazie a Catia Bianchi)
(qui potete anche scaricarla/visualizzarla in formato pdf | 182 KB)
[musica] Bertolt Brecht canta “Die Moritat von Mackie Messer”
Strelnik – “Cane di ruga productions” presenta: “C’era una volta (e c’è ancora) la blogosfera”.
Benvenute e benvenuti alla seconda puntata.
[musica] Sudden Retropia | di Martijn de Boer (NiGiD)
Strelnik – Un podcast sui blog nel 2020: perché?
Strelnik – “Caro Enzo, del 2001, a te che ovviamente inauguravi una nuova trasmissione radiofonica con tutta l’entusiasta ingenuità del caso, insistendo per suonare proprio gli Strokes; a te che eri cresciuto ascoltando sempre la radio e che non sapevi lo stesso niente di musica; a te che volevi a tutti i costi brindare facendo tintinnare i bicchieri davanti ai microfoni e ridevi; a te che avevi appena chiesto a Leonardo come aprire un sito gratis uguale al suo, con quello strano nome che non era facile prendere sul serio: blog.
A te vorrei raccontare che un sacco di cose cambieranno…”
[suono] Chiamata Skype in arrivo
Strelnik – Eccoci, lo sapevo!
Davide Carbonai – Oh Strelnik! Scusa eh, scusa tanto.
Strelnik – Eh, “scusa, scusa tanto”… E ri-registravo io. Ma a te, queste ‘ose qui che sono in diretta chi te lo dice?
Davide Carbonai – Eh no, eh no, cioè io… Cioè, no, ti stavo ascoltando e però… è un segreto e non posso dirti come, però ho sentito questa ‘osa qui, ho sentito che dicevi “Caro Enzo del 2001”, tattaratà taratà…
Strelnik – Sì.
Davide Carbonai – Eh… Ma te lo ricordi dov’era e che e faceva Enzo nel 2001? Te lo ricordi? No? Te lo rammento, te lo rammento, ti dico tre parole per vedere se ti ricordi qualcosina: Marocco…
Strelnik – No!
Davide Carbonai – Prigione…
Strelnik – No!
Davide Carbonai – Cauzione…! Te lo ricordi?
Strelnik – Sì, sì.
Davide Carbonai – Cioè, e son… e son fake news eh! Non si fa! Te lo ricordi?
Strelnik – No, ma guarda… me lo ricordo benissimo di Enzo, nel 2001, che voleva rifa’ il percorso di Marrakech Express e che lo becca… lasciamo perde, è una storia che è andata a fini’ com’è annata a fini’, tu lo sai anche te, è andata com’è andata e è andata… è andata bene. Ma questo Enzo qui, questo “caro Enzo del 2001” non è il nostro comune amico Enzo, è Enzo Baruffaldi, è un blogger italiano che c’ha un blog di musica, che si chiama Polaroid, un blog alla radio, che esiste da… te pensa, quest’anno fa la ventesima stagione, è un uno dei blogger più longevi – come si dice – della blogosfera. Poi è un blog che è nato dalla radio, come emanazione proprio, come una costola di… di una radio, partito da… da un seminterrato in Via Masi a Bologna, e pian piano è diventato uno strumento, l’appendice di una trasmissione radio; cioè, gli serviva un sito, un URL molto veloce da aggiornare, e il blog, nel 2001, era il mezzo, lo strumento, il CMS – come si direbbe – più veloce che c’era. È nato su questa radio bolognese che si chiama Radio 103, e poi è passata a Radio Città del Capo e poi è diventato il fondatore anche di una nuova… di una web radio, che è stata fondata ora, da poco, nel 2018, proprio da un gruppo di persone che sono uscite da Radio Città del Capo e si chiama Neu Radio, ora non so se lo pronuncio bene, però… È interessante, guarda, e Enzo…, io capisco che la biografia di Enzo Fonico sia una grande biografia, lui cerca da una vita di morire in maniera rocambolesca come…, insomma, no?, si sa…
Davide Carbonai – Infatti.
Strelnik – Però è difficile, eh, è difficile… Questo Enzo qui c’ha comunque avuto…
Davide Carbonai – È un’altra ‘osa.
Strelnik – È un’altra cosa.
Davide Carbonai – No, è interessante. Ora, mi rendo conto…, come dire?, di ave’ detto… di non aver capito bene le cose, però mi rendo conto che è una storia interessante questa del Baruffaldi. È un anche un cognome simpati’o, come… Baruffaldi.
Strelnik – È vero, è molto simpatico anche lui, Enzo. Guarda, si sente proprio lui, si sente Enzo Baruffaldi di Polaroid. Te che dici?
Davide Carbonai – Va bene.
Strelnik – Si può fare?
Davide Carbonai – L’ascolto volentieri.
Strelnik – Signore e signori, Enzo Baruffaldi.
Enzo Baruffaldi – Un po’, cioè, vabbè, sì, è la ventesima stagione, che fa un po’ effetto dire “la ventesima stagione in radio”, però io sta cosa dei compleanni e degli anniversari, sarà che io son sempre stato un po’ un blogger…, come dire?, settoriale di nicchia, non era un Leonardo, per esempio, no?, che c’aveva l’editoriale su qualunque cosa stesse succedendo – e, giustamente, io Leonardo lo leggo, ma non è che cerco di, mai cercato di imitarlo – e il blog poi ha preso una direzione precisa relativamente presto. Se ti ricordi, all’inizio il blog, cioè, non è che si capiva bene che ci dovevano essere, non so, i blog di musica, i blog di politica, i blog… Io spero che nessuno vada mai a rivedere gli archivi del 2001, 2002 o 2003 di Polaroid perché, non so, magari c’è…, a parte le cose scritte da cani, magari ci sta il post su Porto Alegre e poi dopo “Ho letto un libro di Vittorio Sereni” e, tac! parte il pippone e poi dopo si ritorna a parlare di cosa mettiamo una sera in radio, e poi dopo c’è un concerto a Modena, e poi dopo. Cioè, era un po’ più uno zibaldone, all’inizio non sapevamo neanche noi come usarlo. Poi, in realtà, è stato quando si è diffuso molto di più in America, soprattutto per quanto riguarda almeno il lato musicale, e si è capito subito come poi alla fine la gente lo faceva diventare un business, lo monetizzava un po’, quindi lì, come dire, il discorso si è un po’ più unificato, fluidificato ed è diventato una roba più settoriale di nicchia, così. Io, appunto, essendo una cosa piccola – di musica – non ho mai sentito poi più di tanto il bisogno di celebrare sta cosa del tempo che è passato oppure della fase dei blog, il tramonto dei blog e la rinascita dei blog. Io sono contentissimo di aver fatto tutti questi anni questa cosa, però io il blog… davvero era nato solo perché avevo bisogno di fare il sito per il programmino in radio che facevamo io e Laura all’inizio, e ci siamo trovati sulla schiuma dell’onda molto fortunata della prima generazione di Argazzi, Cavedoni di Blogorroico, Valido, Lenoardo, così, erano amici, era gente che conoscevamo anche offline, geograficamente era una zona abbastanza raccolta e quindi ci siamo trovati in mezzo. Io sono felicissimo, sono state delle persone meravigliose da conoscere ed è stata sicuramente una cosa che mi ha aperto mille porte, però il blog in sé è stato davvero quasi una cosa accessoria. Polaroid lo considero ancora un programmino in radio fai da te e con attaccato il blogghettino, è una cosa… Cioè, c’è gente che ha fatto calcetto per molti più anni di quelli che io ho fatto radio, ecco, e vanno tuttora avanti, quindi io… anche De Luca, quando mi ha scritto questa cosa dell’anniversario, ho detto “cioè, sì, grazie, mi fa molto piacere uscire su una rivista pattinata, figurati, però mi sembra quasi di essere…, cioè, ho un po’ la sindrome da impostore, cioè sto rubando spazio a qualcuno che invece magari fa le riviste, si sbatte, fa le cose di DIY…”. Cioè, non lo so, è un po’… un po’ di sindrome da impostore non me la sono mai levata di dosso, credo, in questi vent’anni.
Strelnik – Va bene, comunque, guarda che l’epiteto impostore io lo associo subito a Pessoa e… No, mi fa piacere avere ascoltato questa parte tua di come hai sempre considerato e come consideri da vent’anni lo strumento blog, perché è proprio già nel titolo di Polaroid, “Polaroid un blog alla radio”…
Enzo Baruffaldi – Sì.
Strelnik – È la filiazione da un mezzo analogico a uno digitale. Poi che la radio con il web abbia avuto una sorta di rinascita – ora stiamo parlando all’interno di un podcast, quindi figurati te se non dobbiamo fare l’elogio dell’audio all’interno del digitale.
Enzo Baruffaldi – Ti posso dire un aneddoto di questa cosa del podcast?
Strelnik – Sì.
Enzo Baruffaldi – Per esempio – per quanto riguarda Polaroid – quando abbiamo cominciato a fare la radio, per i primi due anni non c’era nemmeno lo streaming sulla nostra primissima radio; poi c’è stato uno streaming che era di qualità pessima e poi abbiamo capito come salvare un pezzo di quel flusso e di farci mp3; perché all’inizio, tipo i primi due o tre anni di Polaroid, sono registrati su cassetta e stanno dentro una scatola o due da scarpe a casa dei miei.
Strelnik – Fantastico.
Enzo Baruffaldi – E dopo abbiamo salvato… abbiamo cominciato a salvare gli mp3 e poi – nel frattempo erano nati i feed RSS, cioè avevamo capito certe piccole cosine meccaniche. A un certo punto c’è stato uno davvero che mi ha detto “ma tu vuoi oltre a mettere gli mp3 lì…” – non mi ricordo dove li salvavamo, forse avevamo una paginetta su blog spot parallela, così – mi ha detto “guarda che puoi fare questa cosa con i feed RSS e gli mp3 e diventa un podcast”, e io ho detto “vabbè, però io faccio la radio, cosa me ne frega di fare il podcast?”, “eh, ma magari me lo ascolto…”, e allora così è nato il primo podcast, perché uno mi aveva chiesto di poter recuperare le puntate. La stessa cosa è nata qualche anno fa con Spotify – che io odio, che non uso – però mi hanno detto “guarda che il podcast se lo metti lì è più comodo per questo, questo e quest’altro motivo”, allora mi sono ripreso in mano il FeedBurner che era sepolto, fossilizzato là dall’inizio, ho capito come mettere a posto le quattro cosine di xml fai da te, proprio googlando “come si risolve questa cosa?”, e sono riuscito a fare l’xml compatibile con Spotify, e da lì… No, scusa… No, scusa, era prima di Spotify, prima di Spotify c’era… Come si chiamava?
Strelnik – Soundcloud?
Enzo Baruffaldi – No, no, iTunes.
Strelnik – iTunes, sì.
Enzo Baruffaldi – Tu pensa, lo store di iTune è stato il primo a ospitare i podcast – scusa, sto facendo già…, vedi?, come i vecchi, poi si rincoglionisce. In realtà io, sì, quelle le ho fatte, perché magari le due o tre persone con cui avevo a che fare lo chiedevano. In realtà, se io fossi rimasto nel mio scantinato di Via Masi, 2, con Radio Città 103, dove forse sei venuto, no?, una volta…
Strelnik – Sì, sì, sì.
Enzo Baruffaldi – Io sono rimasto a quelle foto che poi ho messo appunto nell’articoletto “Caro Enzo del 2001”, per me la radio era quella lì; che poi dopo ci sia sopra il blog, ok, quello l’ho cercato e se vi fa piacere che ci fosse…, però era la paginetta, davvero, per mettere assieme le nostre cazzate, io non volevo fare il giornalista musicale, o almeno non in quell’epoca lì, perché poi era già molto cambiato, per fortuna che non ne ho fatto, non ho cercato di farne una professione, sarebbe stata una cosa mega frustrante, credo. E poi, dopo, sopra la radio e il blog ci metti il podcast, e poi dopo i feed, e poi dopo tutte le altre cose…, insomma, sono davvero molti accessori. Io credo che – per come l’ho sempre vissuta io – tutta la questione dei blogger, delle blogstar, dei ritrovi dei blogger, eccetera…, sì, mi fa piacere, a volte ci sono stato, ho sfruttato un sacco la cosa del blog, in fondo anche perché il fatto stesso che mi abbia scritto Fabio De Luca negli anni è successo perché… non certo perché ero un bravo giornalista, un collega di giornalismo musicale oppure perché ero un fan e basta, ma ci siamo conosciuti tramite Internet, poi da lì… perché, tipo, poi tramite Polaroid eravamo finiti dentro a lavorare assieme su Vitaminic, che era un’altra e-zine. Poi, dopo, tramite il blog, per esempio, ho conosciuto un altro personaggio come Emiliano Colasanti, che aveva fatto Losing Today, una rivista di carta vera e propria, come non ce ne sono state in Italia per quanto riguarda la musica, però anche quello poi è un esperimento durato un paio d’anni. Cioè, tramite il blog, in realtà, ho costruito un sacco di contatti, di conoscenze, non dico assolutamente di no, però, rispetto ad altri che avevano invece molta più consapevolezza dello strumento, del mezzo, si leggevano i saggi degli americani, la saggistica…, in realtà io sono sempre stato uno di quelli… “ok, ho fatto parte di questa cosa qui, però poi alla fine a me serve per fare qualcosa”, ed era ed è quello. Poi, dopo, da quella radio là – che hai visto nelle foto che hai visto tu – ha chiuso dopo poco, poi sono passato a Radio Città del Capo, che è stata una radio molto importante per Bologna, che faceva parte anche del circuito di Popolare Network, e anche lì conoscenze, relazioni e collaborazioni; poi quella lì è diventata parte di una cooperativa grossa qua di Bologna, quindi l’hanno sputtanata completamente, adesso hanno svenduto le frequenze – c’è stato anche Wu Ming che aveva scritto qualcosa, se te lo vai recuperare – e da un paio d’anni, da due anni e mezzo ormai sono finito su… anzi, ho contribuito a costruire una radio, una web radio qua a Bologna e quindi adesso sono…. davvero ne ho passate un po’, dalle cassette alla web radio, tutte le volte in maniera molto fai da te, e in fondo un po’ è anche lo spirito del blog il fai da te.
Strelnik – Sì, assolutamente.
Enzo Baruffaldi – Se ti ricordi, con Leonardo ogni tanto le gag tipo di andarsi a ripescare le vecchie polemiche, non so, la polemica su quando c’era da mettere o non mettere i commenti ai blog.
Strelnik – Eccezionale. I commenti li lascio aperti o li lascio chiusi?
Enzo Baruffaldi – Esatto, esatto. Quindi, poi, dopo da lì andarsi a vedere “come si fa a copincollare il codice? In quale punto del template dei Blogspot?”, o di Splinder, per quelli che avevano Splinder, o “come si fa a non mettere i commenti?”.
Strelnik – No, la parte pionieristica in cui sicuramente, anche chi non lo faceva come lavoro, però per navigare e per costruire dei contenuti ti stimolava la parte nerd, no?, la parte smanettona…
Enzo Baruffaldi – Sì.
Strelnik – “Vediamo, andiamo a vedere com’è che dietro a questo strumento ci sono delle cose che chiamano codice…”, magari di persone che non avevano mai sentito parlare di…, anche se avevano navigato, però, dal punto di vista proprio della creazione di contenuti, il blog ti metteva anche in condizione – per le piccole o grandi personalizzazioni che Blogger o Splinder, le piattaforme dell’epoca ti offrivano – però ti lasciavano un margine anche di ricostruzione dell’interfaccia che non era quella del palazzone unificato di Facebook o Twitter, in cui cambi veramente poco, no? È un argomento di cui si è parlato anche nella prima puntata, i giardini digitali, cioè una cosa a metà fra il blog e il wiki in cui, in pratica, scompare la Timeline, scompare la pressione della timeline, del fatto dei post serializzati uno sotto l’altro; anche nella forma blog, specialmente nella forma Twitter, Instagram o Facebook, che è quella che questo qui che ha parlato e ha pontificato così tanto sui digital gardens chiama la streamification, cioè la riduzione a flusso di qualsiasi fonte di informazione.
Enzo Baruffaldi – Che diventa un assillo angosciantissimo.
Strelnik – Diventa proprio un assillo, e quindi, appunto, entra in gioco la velocità e la lentezza nell’assimilare concetti, e fa in modo che la conoscenza in questi digital gardens si stratifichi, almeno in quei dieci minuti lì, in quel quarto d’ora lì, magari non mi ha cambiato la vita, però…
Enzo Baruffaldi – Sì, certo, qualche cosa che si condivide e che…, come dire?, instaura un rapporto più caldo. Ma scusa già… oddio, adesso… Il concetto di “slow blogging” in che anni venne fuori? C’era lo slow blog anche.
Strelnik – Secondo me, Enzo, quando c’è stato il passaggio…
Enzo Baruffaldi – Il primo impatto dei social?
Strelnik – La migrazione a FriendFeed di tanta tante parte della blogosfera italiana… Mi sembra Antonio Sofri per la prima volta tirò fuori…
Enzo Baruffaldi – Lo slow blog.
Strelnik – Su Webgol disse “sono in modalità slow blog”.
Enzo Baruffaldi – Va buo’. Adesso purtroppo devo proprio andare.
Strelnik – Ma no, figurati, sono le quattro e un quarto. Un abbraccio.
Enzo Baruffaldi – Daje.
Strelnik – A presto.
Enzo Baruffaldi – Ciao! A presto. Grazie.
Strelnik – Ciao, Enzo, grazie.
Enzo Baruffaldi – Ciao.
Davide Carbonai – Eh! Strelnik?
Strelnik – Che t’è sembrato di questa intervista con Enzo?
Davide Carbonai – È bellina, è bellina. È bellina, poi… e pensavo a quello da dire, che ci si potrebbe fare, per farci le conclusioni un po’… Però s’ascolta bene, e poi dice un mucchio di ‘ose, lui è… è ben… è lineare, è simpatico… A me mi sembra sia venuta bene. Cioè, io… vale la pena ascoltalla!
Strelnik – Ma secondo te questo podcast così, no?, nato in questa maniera un po’ spuria, in cui ci si mette, nella prima parte, io e te che si parla di un argomento anche che c’incastra poò, e un finale in cui invece si cerca di… sempre di sta’ fuori dall’intervista, ma funziona se’ondo te questa cosa ‘ui?
Davide Carbonai – Boh, un lo so, e dipende… A me mi verrebbe da racconta’ qualche storia, tipo mentre lui raccontava di Porto Alegre, mi verrebbe da di’ qualche cosa, non so… su Porto Alegre, la conosco bene. Oppure, insomma, mi viene in mente il social forum, magari racconta’ qualche storia perché ci sono andato… O a Genova, qualche bàzzia che tu c’avevi in quell’anni lì, che l’erano l’inizio… Tu pòi racconta’ qualche cos’altro per da’ un tocco… erotico… No? Erotico no, ma qualche cos’altro, o fare una cosa un po’ Amarcord degli anni… alla fine di vent’anni fa.
Strelnik – No!
Davide Carbonai – Però…
Strelnik – Amarcord… Eh no, Amarcord s’è detto di no, nella prima puntata s’è detto che non è un’operazione retromania… No, te lo chiedevo perché…, insomma, mi facevo una domanda un po’ alla… Te lo ricordi Vasco Brondi, quando si passava su quella radio… Radio Catrame?
Davide Carbonai – Sì, io me lo ricordo.
Strelnik – Vasco Brondi, che diceva poi “che cosa racconteremo ai figli che non avremo di questo cazzo di anni zero?”. Ora i figlioli ci s’hanno tutti e due. Quindi…
Davide Carbonai – Eh sì.
Strelnik – … qualcosa bisogna raccontagli. Forse il modo di raccontare questi tempi qui è un modo di racconto binario, che non è schizofrenico, cioè noi si parla di qualche cos’altro che sembra che non ci incastri ma invece ci incastra.
Davide Carbonai – Ma invece… sì.
Strelnik – Ma invece non c’incastra.
Davide Carbonai – Non ci incastra! No, ci incastra, sì.
Strelnik – No, perché… e si va sempre col vecchio Kurt Vonnegut, no? Ti ricordi?
Davide Carbonai – Ah! Sì, sì.
Strelnik – “Noi siamo ciò che facciamo finta di essere, e dovremmo porre più attenzione in ciò…”.
Davide Carbonai – “più attenzione in ciò che facciamo finta di essere”.
Strelnik – Eh sì, eh sì, eh sì.
Davide Carbonai – Dai, che poi, ora, a parte tutto… cioè, c’è un libro bellissimo di Vonnegut che proprio… oh, tra l’altro l’è… mi sembra che sia… che parli proprio dell’inizio dell’anni Dumila, è “Time Quake”. Qual è la traduzione in italiano?
Strelnik – Cronosisma.
Davide Carbonai – Cioè, e mi sembra sia proprio il 2001, ma un vorrei di’ bischerate.
Strelnik – Ci si riparte dalla prossima puntata. Siamo fuori tempo massimo, eh, s’è detto venti minuti…
Davide Carbonai – Ah, vabbè, sì. Ciao.
Strelnik – Ciao… O che ci si saluta così? Proprio… Vai, salutiamoci tristi. Ciao.
Davide Carbonai – Ciao.
Strelnik – Ciao Ciao. Ciao.
[citazione] “Marocco. Mh? Settembre 2001… Marrakech… Commissariato!… Cauzione!!!…“Fine dell’episodio.