El mas grande mentiroso

“Intanto yo no soy un jodido burattino, y tampoco soy una puta marioneta. Claro?! Esta è estada la primera mentira de Collodi”
Il suo tono si fa minaccioso. Poi mi spiega con calma, con il suo fastidioso pesante accento spagnolo, frutto di decenni di esilio sudamericano.

C’è qualcuno che ha avuto il coraggio di trovarlo e di porgli delle domande: a lui, al più grande bugiardo, nel buen retiro dell’Isla de los Baloques. Una marionetta dai fili attorcigliati alle bugie che corrono intorno alla storia dello stivale nostro. Holding all’estero, Bettini Mangiafuoco, volpette e gattastri del quartierino, scrittori al soldo degli imperi televisivi e via così.

Benty ha avuto questo coraggio e l’ha guardato negli occhi, trasudando daiquiri: il pentito più screditato e protetto – dicunt – dalla Cia: el mas grande mentiroso.

Bologna 2 agosto 1980

Sapete? qui dove sono ora, non si sta stretti,
ma si rimpiange di non avere più un crampo
al braccio destro, un mal di stomaco, una ferita al ginocchio,
un amore finito, un progetto fallito, un bisogno.
A me brucia l’ignorare perché ero lì e non altrove.
E chiedo a voi, perché sono stato parte di uno destino maldestro
e indegno, e perché, ditemi, perché di me
non è rimasto che uno sbergo, un segno.

(Demetrio Paolin e vibrisselibri)

Pensare coi piedi

my fuckin' shoesLo so che in questi momenti ci son robe più grosse.
Tipo che son morti due come Antonioni e Bergman.
Tipo che ci sono parlamentari che stanno dentro i partiti più moralisti e poi vanno a farsi le nottatine brave.
Tipo che Previti non è più deputato.

Ma c’è ‘sta cosa delle Crocs che spopolano anche tra i blogger che io proprio non la capisco.
Sarà che a me le Crocs mi fanno cacare.
(anche se ce l’ha anche il fratello mio arseni’ – verdi, coi buchetti e tutt’il resto gommoso)

Sarà che sono della vecchia guardia * della scarpa da tennis miasmica, rugosa e da deporre fuor di finestra a fine giornata.
E bona lè.

* al massimo s’accetta un sandalo minimalista assassino, con la loia bella esposta di tra le dita.

Pedagogia da discount

Eccolo il ricordo degl’insegnamenti del burattino: ha la forma d’una lettera alla madre mai spedita coi grilli che cantano giù nei fossi – ma può anche essere Mallarmé – e di quel che resta di Pinocchio e dei suoi luoghi comuni.

Mamma, tu non lo sai – tu non sai così tante cose… – ma uno scarafaggio può vivere anche nove giorni senza testa. Amputa la testa ad uno scarafaggio e lui sopravviverà cieco. Questo mi fa amare gli scarafaggi, questo per anni mi ha fatto desiderare di essere uno scarafaggio.

Emisola la riscrive così, svelando impietosa la pedagogia da discount che le fiabe – e i genitori – ci propinano: troppo semplice, troppo comodo un mondo diviso in grilli e gatti&volpi.
Le volpi son ben altre, oltre a quelle della letteratura. E poi Gregor Samsa con gli scarafaggi ci conquistò l’immortalità.