Perché sì, dai

Non so perché abbia smesso di scrivere, così come non ho mai saputo perché avessi cominciato.
Era un modo per iniziare a scrivere a mezza età, come recita il sottotitolo del mio blog.
Non era importante avere lettori, l’esigenza era personale e intima. Scrivere. Anche se nessuno leggeva. Anzi, forse anche meglio non saperlo, se qualcuno leggeva. Oppure illudersi che qualcuno avesse letto, non necessariamente apprezzato, ma almeno letto.

Gippo, “Perché no?” | via Chettelodicoaffare blog

Attraverso una e-mail e un post del Sir Squonk – più precisamente “Parlare da soli” – leggo le parole sopra citate.
E non possono che farmi piacere perché la riapertura di un blog dopo cinque anni di silenzio grazie alla lettura di un altro blog è uno dei meccanisimi più virtuosi che il web può generare.
Poi perché mi interessa molto seguire un blog nato più di quindici anni fa per un’esigenza personale, al di là di avere lettori o followers – oggi indice supremo dell’efficacia degli strumenti online. Fosse solo per ritrovarsi a leggere un se stesso del 2003 – quell’io che non sono più, quell’io che ero tra il 2003 e il 2015.

E infine perché, anche se indirettamente, uno degli obbiettivi del podcast è anche questo: rivalutare e riutilizzare lo strumento blog per creare reti di relazioni e condivisioni meno effimere e gamificate – gheimificate – di altre piattaforme.

Sicché, gentile Gippo di Chettelodicoaffare, perché sì, dai.