Prima o poi arriva

Potrebbe essere uscito dal Grande Bretagne di Atene, l’hotel di lusso adiacente a piazza Syntagma e al Parlamento: camicia bianca, abito scuro, la sigaretta in mano, l’altra mano sul fianco, si appoggia leggermente a una bacheca di vetro e ferro e si guarda intorno. I lineamenti della faccia, anche a vederla da così lontano, sono seri e spazientiti. Volano molotov, pietre e vasi di fiori, uno atterra pochi metri dietro a lui. Ma a lui sembra importargliene davvero poco, l’appuntamento potrebbe essere di quelli importanti, non può certo distrarsi con quel gli accade intorno.

È il 6 Dicembre 2010: sono passati due anni dalla notte in cui a Exarchia un poliziotto uccise – sparandogli al petto – Alexis Grigoropoulos, quindici anni. Due anni che la gioventù di Atene e di tante altre città della Grecia non hanno dimenticato: dal Dicembre del 2008 sanno di essere lì e ovunque, sanno di essere un’immagine di un futuro che conterrà austerità e repressione. E ogni 6 Dicembre in strada ce lo ricordano.

Poi l’uomo con la camicia bianca e l’abito scuro alza il braccio, controlla l’orologio, mima un gesto di impazienza del tipo: “Ma quando arriva?”

Arriva, prima o poi arriva, tranquillo.