Un paio di settimane fa, il blog di Polaroid è arrivato alla ventesima stagione e il suo fondatore – insieme a Laura – e radio show man Enzo Baruffaldi ha scritto una lettera al se stesso del 2001, trasvolando in pochi paragrafi due decenni di vita, in onde e bit, del programma radiofonico nato negli scantinati di via Masi 2 a Bologna.
Con Enzo si è parlato della nascita accidentale di Polaroid: di come sia nato dall’esigenza di avere online un foglio di appunti per il programma in onda nell’etere – e nel 2001 un blogghetto era lo strumento online più veloce per pubblicare qualcosa sul Web – e di come i post musicali inizialmente fosse variegati e mischiati alla vita privata, alle recensioni di libri e film, a playlist e cronache di concerti.
Poi l’arrivo degli mp3, la riscoperta del feed rss che permette di generare un podcast da distribuire anche su altre piattaforme – Spotify e Itunes, non vi temiamo! – e la mutazione definitiva in music blog: nel 2014 polaroid sarà l’unica presenza italiana tra i 100 blog musicali più influenti al mondo nella classifica di The Style of Sound.
Nella conversazione con Enzo, sono stati tirati in ballo anche la prima blog balotta emiliana e l’importanza dei contatti e delle relazioni nate o rinnovate sia on che offline, la sindrome dell’impostore” e la modalità slow blog .
A favore di filologia, c’è da aggiungere che la pronuncia di NEU radio, la web radio co-fondata da Enzo dove attualmente si ascolta Polaroid è alla tedesca, come il gruppo musicale kruat dei Settanta. Il claim di uno dei jingle è “Si scrive neu, pronuncia noi, vuol dire nuova”.
A aprire e chiudere il tutto, la doppia intersezione con Davide Carbonai: con una rivelazione dalla vita rocambolesca di Enzo – Enzo Fonico, non Enzo di Polaroid – e con le prime riflessioni sull’efficacia di questo modo di fare il podcast. Il gancio finale a “Cronosisma” di Kurt Vonnegut potrebbe far ben sperare per la prossima puntata.
Intanto, se volete, sentitevi questa. Dura i soliti venti minuti.
Credits
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