Nobody aked for AI

Ruba poco, ruba molto

L’intelligenza artificiale è utile in molti settori e dannosa in altri. Tra questi ultimi c’è il fatto di addestrare le AI attraverso contenuti creati da persone che non hanno dato il loro consenso: è disonesto e la passano sempre liscia i più ricchi e potenti.
Per fare un esempio concretissimo e attuale, c’è Meta – ma è una pratica che vale anche per le intelligenze artificiali sviluppate da OpenAI e da Google- che, per allenare i modelli linguistici di Meta AI, ha usato milioni di libri protetti dal diritto d’autore, senza chiedere il permesso a nessuno e in maniera totalmente gratuita. Lo ha fatto attingendo direttamente da LibGen, una delle biblioteche online che permettono di scaricare articoli e libri in modo non autorizzato. Solo che se a scaricare anche solo un libro sei tu, povero disgraziato che non hai i capitali per soddisfare tutte le tue voglie di lettura, rischi una multa salata, se lo fa una grande azienda va tutto bene e rientra nel fair use.

Per chiarire meglio il concetto, in California gli autori di una causa contro Meta hanno utilizzato una frase – molto brechtiana – della canzone di Bob Dylan “Sweetheart Like You” per prendere in giro le giustificazioni della corporation allo scaricamento illegale dei testi:

“Steal a little and they throw you in jail / Steal a lot and they make you king.”
(“Ruba un pochino e ti ficcheranno in galera / Ruba tanto e ti faranno re”)

Poi c’è anche che ultimamente mi dà noia la moda di voler infilare l’intelligenza artificiale in tutte le occasioni possibili, di lavoro o meno, come se usarla fosse la cosa più ganza del mondo, a prescindere da tutto. Forse gli integrati, in questo caso, mi stanno sul culo più degli apocalittici perchè sono quelli che ne capiscono di più e, invece di spiegare pro e contro delle AI, spesso si arroccano su posizioni di bene assoluto – quasi apologetiche – difficili da sopportare. Quando succede mi verrebbe da reagire – e così sbaglio anch’io, lo so – con la stessa intransigenza. Per esempio, caricando immagini come quella in cima a questo post.
E per concludere in stile rant: si può dire?

(Immagine di Dyna Moe | via Bluesky)

Ce la fai a scrivere ancora su Facebook? Il cuore ti reggera?

Ti regge la pompa?

Tre notizie, tutte di oggi, riguardanti Meta Platforms.

La prima: Meta eliminerà i factchecker e consiglierà più contenuti politici su Facebook e Instagram. Questo il succo di un messaggio video in cui Mark Zuckerberg ha promesso di dare priorità alla libertà di parola dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il servizio di fact-checking sarò sostituito da un sistema simile al community notes già presente su X di Elon Musk che si affida agli account della propria piattaforma per aggiungere avvertenze e contesto ai post che possono risultare controversi.

La seconda: Mark Zuckenberg ha nominato Joel Kaplan nuovo presidente degli affari globali di Meta. Kaplan è un ex membro del Partito repubblicano, già vice capo di gabinetto della Casa Bianca durante la presidenza di George W. Bush che non ha mai nascosto le sue simpatie verso Donald Trump. A corredo del messaggio video di Zuckerberg, Kaplan oggi ha scritto un post dove ribadisce il fatto che saranno rimosse alcune restrizioni su argomenti come immigrazione, genere e identità di genere.

La terza: John Elkann, presidente di Stellantis e amministratore delegato di Exor, holding della famiglia Agnelli, è entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Meta. Elkann, grande estimatore dei dividendi finanziari, della delocalizzazione alla ricerca di salari bassi, in quatrro anni ha distribuito agli azionisti 23 miliardi di euro tirando in ballo le politiche ambientali europee e l’arrivo delle auto cinesi come motivo per il declino dell’automotive in Italia.

Come ciliegina finale si può aggiungere il fatto che insieme a Elkann nel cda di Meta è entrato Dana White, presidente della Ultimate Fighting Championship, la più importante organizzazione nel campo delle arti marziali miste. Convinto supporter di Donald Trump, è stato tra i primi a ringraziare per aver contribuito alla sua vittoria i podcaster e gli streamer Joe Rogan, Adin Ross e Theo Von.

Ora dimmi te: avrò il coraggio di continuare a stare, seppur molto saltuariamente e a modo mio, su quella piattaforma?
O, come dicono a Roma, quanto mi reggerà la pompa per sopportare che i quattrini che fanno sulla pelle dei miei dati vadano in queste direzioni e a queste persone?
E tu che, forse non hai nemmeno le mie idee politiche o tutte le mie remore, ma che reputi queste persone lontane da te e da quello che credi, ce la fai a continuare a dirgli a cosa stai pensando?

[Aggiornamento | h 19.00] Durante una conferenza stampa hanno appena chiesto a Trump se le decisioni prese oggi da Zuckerberg siano dovute alle sue minacce (tra cui quella di ficcarlo in galera).
Trump ha risposto: “Probabilmente”. Aggiungendo “penso che Meta e Facebook abbiano fatto molta strada.”

(Immagine via at that time | Bluesky)