I produttori del film – Barack e Michelle Obama – avrebbero potuto finanziarlo per farne una serie. Perché mi sarebbe piaciuto vedere, in una catena di stagioni e episodi, quali sarebbero state le reazioni del lumpenproletariat statunitense di fronte alla fine di un’epoca. Dal Kentucky all’Alabama, dal Montana al Nuovo Messico, sarebbe stato interessante guardare come si sopravvive e si affronta dal basso il futuro quando crollano, insieme alla connessione Internet, tutte le certezze e le comodità di una classe media sempre più ridotta ai minimi termini.
In “Il mondo dietro di te” invece assistiamo a quello che si presuppone sia un colpo di stato o una guerra civile, dopo un attacco esterno, dal punto di vista di due famiglie agiate e progressiste. Non per niente il luogo di osservazione delle vicende è Long Island che annovera tra le sue contee quelle con il più alto reddito e quelle con il più basso livello di criminalità di tutti gli Stati Uniti.
L’unico rappresentante di una classe diversa è Danny – interpretato da Kevin Bacon – che potrebbe tranquillamente indossare il cappello con scritto MAGA e che è l’unico che si è preparato a questa eventualità.
Certo, ci sono anche alcuni ricchi che hanno approntato bunker antiatomici dove sopravvivere, ma il survivalismo e la paranoia – secondo il regista Sam Esmail e lo scritttore Rumaan Alam dal cui libro il film è tratto – non sembrano aver attecchito troppo nella mentalità della middle class.
Sia che si tratti della adette alla relazioni pubbliche e misantropa Amanda sia del marito Clay*, professore universitario di media e comunicazione in ansia per i tagli all’istruzione, sia di G.H. Scott, borghesia nera che trae la propria ricchezza dagli investimenti che fa fare a chi opera nel milionario settore della difesa, a stretto contatto con la malvagia elite che comanda il mondo: sono tutti appartenenti a una classe sociale che si fa trovare impreparata al Doomsday e non sa più cosa fare quando i cellulari non ricevono più le notifiche, la guida automatica delle Tesla impazzisce e la televisione mostra solo una schermata al rumore bianco. Personalmente invece ricordavo molti miliardari della Silicon Valley che sono letteralmente ossessionati dall’apocalisse e da come salvarsi – da soli – quando arriverà.
Forse non avrei dovuto rivederlo l’ultimo giorno dell’anno, e sarebbe stato meglio – distopia per distopia – rivedere “Civil War”, almeno lì la morte e la crudeltà del giorno del giudizio sarebbero state mediate dalla metanarrazione di giornalisti e fotografi di guerra, in viaggio verso Washington per ottenere un’intervista a un presidente che desidera solo di non essere ucciso. Che ha la stesso valore morale di una adolescente che, totalmente incolpevole di fronte alla fine di un mondo, smania solo di vedere come va a finire Friends.
* la t-shirt che Clay – interpretato da Ethan Hawk – indossa in diverse scene è quella delle Bikini Kill, gruppo punk rock rappresentativo del movimento Riot grrrl a caratterizzarne ulteriormente l’orientamento progressista.