Next Stop L'Aquila City

Viaggio nei luoghi d'incontro dei giovani aquilani a due anni dal terremoto

Piazza Battaglione Alpini, la Fontana Luminosa

Sono venuto a L'Aquila per parlare con i giovani, ma le prime persone che incontro sono già in là con gli anni. Hanno sistemato un tavolino e alcune sedie sotto la pensilina di una fermata dell'autobus e lì giocano a carte, gustandosi il sole smorzato dal plexiglass. Sono cinque o sei pensionati ben disposti a scambiare due parole senza per forza stramaledire le donne, il tempo e il governo. Anche se di cose e avvenimenti contro cui inveire ne avrebbero a bizzeffe. Come la ripetuta richiesta di un ritrovo al coperto che non sia la pensilina sotto cui si siedono da molti mesi. Dopo diverse richieste, i vigili del fuoco gli hanno lasciato l'uso di un container che, messo così come è, con le temperature invernali diventa un freezer. Così per fare due chiacchiere e bersi un bicchiere insieme stanno meglio qui fuori dove c'è il panorama del Gran Sasso innevato e si muovono più persone e macchine.

Passano camionette di militari e furgoncini di muratori, mischiati al traffico delle dieci di mattina.

Accanto alla pensilina una signora sul suo banchetto vende oggetti di rame e angioletti color oro. Siccome non può più usare il negozio che aveva in centro si è spostata in questo lato di piazza aperto sul parco del Castello. Poche centinaia di metri sopra c'è il Forte spagnolo, i bastioni transennati e inavvicinabili. A quasi due anni di distanza il terremoto ha lasciato segni evidenti e decisi. Altrettanto non si può dire delle contromisure approntate dagli uomini. Queste ultime si reggono su molte puntellature, cartelli di lavori in corso, spazi e attività provvisori, percorsi a cui non si può accedere.

Intorno a piazza Battaglione Alpini ci sono le sedi di una banca e di un'assicurazione rimesse a posto e funzionanti, tre taxi fermi, palazzo Leone imbracato nelle impalcature, un chiosco di giornali, una farmacia e una compagnia di viaggi piazzate in due prefabbricati. Sul lato opposto c'è anche una tenda blu della Protezione civile che credo sia stata usata come chiesa, vista la croce spartana appena fuori dall'ingresso. Al centro della piazza, la Fontana luminosa, privata dei suoi giochi d'acqua e di luce, conserva sulla sommità la conca abruzzese, sorretta dalle due donne di bronzo e asciutta da tempo.

Seduti sui suoi gradini Alessia, Iacopo e Simone mi raccontano dei loro studi all'università dell'Aquila: lei in scienze dell'investigazione, loro in scienze motorie. Lo sguardo ci cade sull'immancabile furgoncino attrezzato che sta aperto tutta la notte preparando panini e bicchieri della staffa. Da queste parti viene chiamato Ju Zuzzu e ha un camioncino giallo come un'istituzione stradale, con annessa veranda in plastica. “A L'Aquila bere e mangiare vanno sempre bene, sono due argomenti che convincono”, spiega Martina, studentessa in restauro all'Accademia di Belle Arti, uno dei primi istituti a riaprire dopo il sisma. Martina ci ha appena raggiunti insieme a Chiara che lavora in una caffetteria esiliata dal centro storico. Hanno tutti poco più di vent'anni e frequentano L'Aquila perché ci studiano o ci lavorano. Alcuni abitano nei paesi fuori dal centro, a Filetto, a Paganica, a Preturo. Si sono conosciuti e hanno fatto amicizia per le strade e le piazze della città: le ripercorriamo insieme entrando a piedi in Corso Vittorio Emanuele II, uno degli accessi principali al centro, zona rossa.

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