"C'ho delle storie ragazzi, c'ho delle storie pese! C'hai delle sbarbe a mano? No c'ho delle storie pese, fatti questo slego: 1 2 6 9!" (Skiantos, MONOtono)
Belli i classici, eh?
Belli anche perchè c'è un gusto maggiore a rivisitarli, riraccontarli, dissacrarli o valorizzarli.
Pinocchio fa parte di questa cerchia ristretta di capolavori.
La voglia di contaminarlo e dissezionarlo, mischiandolo ai fatti attuali, ricollocandolo in altri generi, straniandolo, è lo scopo di questo sitarello-esperimento pretenzioso, con un titolo da intendersi in broken English - ché fa tanto approccio disincantato e un po' volgare ai mostri sacri.
"A Pinokkio's Bloody Binary Story" finge/pretende d'essere il tentativo di mostrare la doppiezza crudele che ristagna o vortica in ogni uomo o donna, in pericolosa analogia con la famosa doppiezza binaria.
Ma che al posto dei bit ha sangue e tessuti vivi, sinapsi e arterie ingrossate dalle disavventure quotidiane di noi lamentosi bipedi alle prese con l'impulso disperato di convivere o uccidere definitivamente i burattini sinceri e nudi che almeno una volta siamo stati.
Consideratelo un mash up, un aggregato di samples liberati dall'originale collodiano e ricuciti secondo nuove trame, imprevisti e possibilità.
Questo è quel che è accaduto nel corso di tre anni grazie a trentasette autrici/ori venuti dalla Rete che hanno ricolorato a sputi, carezze e tinte dolceforti ognuno un pezzo di questo classico. Come un esperimento di riscrittura collettiva, ma senza accordi preventivi o scadenze imposte, d'un romanzo che tutti hanno letto, si son fatti leggere o hanno visto in tv.
Con tutta la nostra rabbia e tutta la nostra intelligenza. Ma anche con tutta la nostra forza debolezza e con tutta la nostra malinconia.
Strelnik
[accatastatore di Pinocchi]
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